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giovedì 12 Settembre 2024

Il calcio italiano si prepara a una riforma radicale: la proposta di Gravina

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Il calcio italiano potrebbe essere sul punto di subire una riforma radicale. Secondo quanto riferito dal Direttore di Sportitalia Michele Criscitiello, il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Gabriele Gravina, starebbe considerando un radicale cambiamento nel formato dei campionati, coinvolgendo non solo la Serie A, ma anche la Serie B e la Serie C.

L’intenzione principale della proposta sarebbe quella di ridurre drasticamente il numero di squadre partecipanti nei campionati professionistici. Attualmente, si parla di passare da 20 a 18 squadre in Serie A, da 20 a 18 squadre in Serie B e da 60 a 18 squadre in Serie C. Questa modifica rappresenterebbe un ribaltamento significativo rispetto alla struttura attuale e potrebbe avere impatti notevoli su diverse squadre e giocatori.

Le prime consultazioni sulla proposta hanno rivelato divergenze di opinione tra i vari membri coinvolti. Le squadre considerate “grandi” sembrano vedere positivamente la riforma, mentre quelle di dimensioni medie o piccole si oppongono nettamente. Questa divisione di opinioni riflette la complessità delle dinamiche presenti nel mondo del calcio italiano, dove le squadre di maggior successo potrebbero beneficiare di una competizione più ristretta, mentre le squadre di medio-bassa classifica potrebbero essere penalizzate in termini di visibilità e opportunità finanziarie.

Allo stato attuale, i tavoli tecnici sono al lavoro per esaminare e sviluppare ulteriormente la proposta. La riforma richiederebbe un approccio olistico, considerando gli impatti non solo sulle squadre, ma anche sugli aspetti finanziari, la promozione dei giovani talenti e l’interesse globale per il calcio italiano.

Se da un lato la riduzione del numero di squadre potrebbe portare ad un campionato più competitivo e focalizzato sulla qualità, dall’altro potrebbe sollevare preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro, alla minore rappresentanza di diverse regioni e alla diminuzione dell’attrattiva di alcune competizioni minori.

In conclusione, la proposta di riforma del calcio italiano si trova ancora in fase embrionale, con opinioni contrastanti e molte questioni da affrontare. Seguiranno sviluppi.

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