Non è facile per me, in questo momento, mettere ordine tra le emozioni che stanno accompagnando la notizia della prossima nomina a cardinale di don Mimmo Battaglia. Mi legano al sacerdote antichi e sinceri sentimenti di affetto e ammirazione, cresciuti in anni che, oggi, mi ripassano davanti mentre provo una gioia profonda per la scelta fatta da Papa Francesco. Quest’ultima porta con sé un valore oggettivo che prescinde del tutto da ogni implicazione personale e che non deve sfuggirci. È un segno importante, perché conferma la direzione presa dal Pontificato attraverso l’affermazione di quei valori universali, umani e spirituali, che don Mimmo incarna da sempre. Valori che oggi più che mai ci danno la possibilità di compiere scelte nette, rispetto ai pericoli cui va incontro l’umanità. Quella stessa possibilità che l’Arcivescovo di Napoli ci ha dato, con il suo esempio, sin da quando ha mosso i suoi primi passi nella missione sacerdotale. La parola di don Mimmo è stata sempre diretta, vera, sincera, comprensibile a chiunque volesse ascoltarla. Ed è stata sempre parola di fratellanza, di amore verso gli ultimi, di mano tesa verso chi soffre, di accoglienza e compassione, di comprensione verso l’errore perché non esiste errore che non possa trovare rimedio e redenzione. Tutto questo, nella vita don Mimmo, si è sempre fatto azione concreta, con i risultati che tutti conosciamo, che non serve elencare ma che trovano oggi, nella scelta di Francesco, nuovo e significativo riconoscimento. Se c’è qualcosa da ribadire, semmai, è che tutti dovremmo continuare a far tesoro dell’umiltà di un uomo del sud, di un sacerdote che ha inteso servire il prossimo e che, così facendo, ha dato a tutti e di certo continuerà a farlo da cardinale, la possibilità di essere donne e uomini migliori.
Donatella Monteverdi, assessora alla Cultura