Tutti si ricordano di Massimo Palanca, ma due fra i più bei gol del Catanzaro in Serie A li ha segnati lui. Carlo Borghi, attaccante con licenza di svariare, dallo scatto bruciante con tecnica sopraffina e coordinazione strepitosa anche in acrobazia, è nato a Castiglione della Pescaia (Grosseto) il 1° gennaio 1958. Oggi vive ancora nella sua città natale ed era impossibile non contattarlo per farsi raccontare qualcosa riguardo alle 54 partite e agli 8 gol segnati in maglia giallorossa fra il 1980 e il 1982. Furono due campionati di Serie A ancora oggi indimenticabili, che il Catanzaro concluse rispettivamente all’ottavo e al settimo posto. Piazzamenti di alto livello, irripetibili, ma soprattutto due anni di bel gioco con una squadra che, in particolare nella stagione 1981/82, sotto la guida di Bruno Pace in panchina, giocava praticamente a memoria. A Carlo Borghi, schivo e riservato ma al tempo stesso soddisfatto della propria carriera da calciatore, chiediamo innanzitutto come avvenne il trasferimento a Catanzaro: “Giocavo nel Catania ed ero in comproprietà col Grosseto. A fine campionato vengo riscattato alle buste dal Grosseto e passo al Catanzaro. Ovviamente una piccola società come era allora il Grosseto non aveva i mezzi economici per potermi riscattare, ma dietro quest’operazione di mercato c’era già il Catanzaro, che poi mi acquistò”.
Ed è inevitabile farsi raccontare quali sono le partite che ricorda con più interesse:“Sicuramente quelle che giocammo con l’Inter a San Siro. Ma soprattutto la partita che giocammo a Torino contro i granata e che vincemmo 2-1. E anche le semifinali di Coppa Italia del 1982 con l’Inter, andata e ritorno, assai combattute”. Ma più delle partite – aggiungiamo noi – contano i gol. Due in particolare. E vale la pena di raccontarli nel dettaglio. Il primo giorno di novembre del 1981, festa di Ognissanti, settima di andata, il Milan allenato da Gigi Radice è ospite in casa giallorossa. Dopo tre minuti una superba combinazione in velocità Mauro-Sabato-Bivi mette quest’ultimo in condizione di piazzare la palla in rete senza difficoltà. Ma il capolavoro assoluto arriva dopo altri sette minuti: Massimo Mauro, ancora lui, lancia Borghi che appena entrato in area dribbla come birilli Collovati e Venturi, esterrefatti e annichiliti, supera anche il portiere Piotti in uscita e mette dentro per un gol immortale. Una rete con un pizzico di brivido, perché il pallone prima di entrare rimbalza sulla linea di gesso che delimita l’area piccola. Un gol apprezzato anche all’estero, che compare su un sito inglese come uno dei “best goal” di quel campionato, con relativi commenti entusiasti degli utenti britannici, sulle note azzeccate di “The best disco in town” delle Ritchie Family. Nella ripresa Massimo Mauro chiude i conti con il suo unico gol in maglia giallorossa seminando Tassotti ed evitando il portiere con facilità irrisoria. Ma l’apoteosi di Borghi goleador è datata 10 gennaio 1982, penultima di andata, Catanzaro-Genoa 1-0: al 26’un cross dalla sinistra viene respinto, al centro dell’area, dal portiere Martina, che manda la palla verso Borghi, il quale, quasi dal limite, in posizione decentrata, non ci pensa su due volte e con perfetta coordinazione inventa una rovesciata che plana fulminea all’altezza del secondo palo. Un gol da leggenda.
In quegli anni, Borghi ha compagni di squadra d’eccezione come Palanca, Bivi, Mauro, Sabato e tanti altri. Ma ad uno, soprattutto, rimase legato da una duratura amicizia: “Il calciatore ex del Catanzaro con cui ho conservato sempre un bel rapporto di amicizia nel corso degli anni è stato il portiere Massimo Mattolini, toscano come me e quindi praticamente un “vicino di casa” anche se abitavamo in due province diverse. Siamo sempre stati in buoni rapporti fino a quando è venuto a mancare, nell’ottobre del 2009, a soli 56 anni”. Massimo Mattolini, per tutti più noto come “saponetta”, arrivò a Catanzaro nel 1978 e vi rimase fino al 1981, anno in cui era la riserva di Zaninelli ma, chiamato in causa, fornì valide prestazioni come nella gara contro l’Inter a San Siro (2-2).
Palanca, intervenuto telefonicamente nel 2012 al premio “Umberto Sacco”, lodò in diretta Borghi per i suoi assist. Il calciatore maremmano ringrazia ancora oggi, ma va oltre: “Ritengo di aver giocato molto bene nel mio ruolo, sia nel primo anno, con Massimo Palanca, col quale mi sono trovato benissimo, che nella stagione successiva con Edi Bivi, in cui facemmo anche delle ottime cose”.
Dopo Catanzaro, Borghi passa a Torino, sponda granata, poi una stagione ad Ascoli, cinque a Catania, due nella Torres e il ritorno a Grosseto, dove chiude la carriera. Qualche rammarico? “Non mi piace avere rimpianti per quel che riguarda il passato e in particolare per la carriera da calciatore, perché ritengo di aver fatto sempre bene. Ho avuto un’ottima occasione a Torino. A volermi fu l’allenatore di allora dei granata, Massimo Giacomini. Poi a giugno andò via e arrivò al suo posto Eugenio Bersellini. Disputai un bel campionato, giocando tutte le partite senza saltarne una e segnando anche sette gol. Ma non ho legato con Bersellini e infatti al termine della stagione fui ceduto all’Ascoli. Forse gli stavo antipatico”.
È rimasto legato alle “sue” squadre? “Non sono mai stato un grande tifoso delle squadre in cui giocato, ma due di queste le seguo con grande interesse: il Catanzaro e il Catania. Sono le uniche i cui tifosi, nel corso degli anni, si sono ricordati di me. A Catanzaro mi hanno invitato due anni fa con una bellissima festa in cui c’era anche Edi Bivi, mentre a Catania mi hanno invitato l’anno scorso”.
AURELIO FULCINITI