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venerdì 4 Ottobre 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista a Dino Di Julio

Benvenuti alla ventiduesima puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Dino Di Julio, con la riproposizione di un’intervista del 2015

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Non sono molti i calciatori che hanno avuto la fortuna di esordire da professionisti giocando accanto a Massimo Palanca, sia pure da avversari. E sono ancora meno i calciatori che dopo un esordio così scoppiettante hanno persino vestito la maglia giallorossa del Catanzaro. Dino Di Julio è uno di questi pochi e ne va giustamente fiero. Nato a Montecompatri (Roma), il 7 aprile 1968, Di Julio svolge la sua trafila nelle giovanili della Lazio: “Sono entrato nell’orbita della prima squadra della Lazio con Gigi Simoni allenatore e Vincenzo D’Amico, Oscar Damiani e Oliviero Garlini come compagni di squadra. Poi ci fu la sentenza del calcio scommesse del 1986 e la Lazio fu penalizzata di nove punti, in Serie B. E quindi, con l’avvento del nuovo allenatore, Eugenio Fascetti, fui mandato in prestito a Monopoli. E lì mi capitò di esordire proprio a Catanzaro, giocando contro un numero uno: Massimo Palanca. Grande emozione. Ma ancora più emozionante fu il pubblico di Catanzaro”. 

Centrocampista di temperamento, dal rendimento costante, Di Julio ha totalizzato fra C/1, C/2 e Serie D ben 513 presenze e tre gol in vent’anni di carriera. A Catanzaro ha giocato appena 25 partite, senza reti, ma gli sono bastate per restare tuttora nel cuore dei tifosi giallorossi, un affetto che d’altronde è pienamente ricambiato: “Ero reduce da splendidi campionati ad Avezzano, ed avevo – senza esagerare – almeno venti richieste da parte di squadre che volevano ingaggiarmi. Ma non potevo che sciegliere Catanzaro. Il mio esordio fu in trasferta, a Battipaglia, con Rino Lavezzini allenatore. Avevamo nove punti di distacco dalla prima, ma con una lunga serie di risultati positivi ci travammo a soli due punti dalla vetta. Per essere primi dovevamo vincere la partita contro la Battipagliese in casa, con Tato Sabadini che era subentrato a Lavezzini. Invece pareggiammo. Poi andammo ai playoff, però mancammo la promozione. Nella stagione successiva fui ceduto al Catania, anche se io volevo rimanere, ma non ero nelle simpatie del nuovo allenatore, Francesco Paolo Specchia. E così andai a Catania, lasciando mia moglie a Catanzaro. Quando tornai al “Ceravolo” mi aspettavo dei fischi, ma gli applausi che ho ricevuto non li dimenicherò mai”.

E il presente? “Oltre a tifare per le mie squadre del cuore, Catanzaro e Catania, alleno i Giovanissimi provinciali della Lazio, però è inutile nascondere che mi piacerebbe fare l’allenatore professionista. Ho ancora nel cassetto la mia maglia giallorossa del Catanzaro. Ogni tanto mio figlio mi chiede di prestargliela, ma io gli rispondo sempre di no: “Sono i ricordi di papà”. Malgrado la distanza, mi piacerebbe un giorno assistere a una partita dei giallorossi, chissà, magari un Catanzaro-Lazio. E anche rivedere il mio ex mister Tato Sabadini, che ebbi ad Avezzano e al quale avrei voluto dare molto di più anche a Catanzaro”. 

AURELIO FULCINITI

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