Benvenuti alla seconda puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Paolo Cimpiel, con la riproposizione di un’intervista datata ottobre 2017.
Sono passati cinquant’anni ed ascoltando i racconti dei tifosi che seguivano il Catanzaro in quel periodo non è difficile accorgersi – anche solo dal suono delle parole – che quelli erano anni di vera passione. Il calcio era soprattutto riscatto sociale, ed è rimasto oggi come allora un argomento che riempie ogni attimo e si inserisce in qualsiasi discussione, da vivere sette giorni su sette. Era così pure per i calciatori e lo è stato anche per Paolo Cimpiel, friulano, nato a Pasiano di Pordenone, nella provincia omonima, il 12 giugno 1940 e bolognese di adozione. Portiere molto alto per i canoni dell’epoca (metri 1,86), da noi intervistato ci racconta subito i suoi esordi da giocatore: “Come molti calciatori di allora ho iniziato a giocare a calcio nella squadra del mio paese. Ad ogni partita c’erano però gli osservatori di varie squadre importanti. Dopo aver giocato nel Portogruaro, sono passato al Bologna ed ho esordito in Serie A nel campionato 1962/63. Ho giocato 12 partite, di cui una anche contro la Juventus. Sono stato nella rosa del Bologna che vinse lo Scudetto nel 1964, pur senza mai scendere in campo, ma ho vinto da titolare la Coppa Mitropa nel 1961”.

La carriera di Cimpiel in Serie A si ferma il 10 febbraio 1963 nella già accennata partita Bologna-Juventus 1-2, quando subisce un gol evitabile su punizione, segnato dal centravanti argentino della Juve Armando Miranda, calciatore piuttosto scarso tecnicamente ma specializzato nei calci piazzati e nelle conclusioni dalla lunga distanza, due abilità che gli consentivano di realizzare decine di gol, al di là delle evidenti deficienze tecniche. E uno di questi gol fu decisivo per Cimpiel, che perse così il posto da titolare: “All’epoca, se sbagliavi qualcosa o prendevi male un gol, era difficile per un giovane portiere riconquistare il posto da titolare”.

Abbandonata suo malgrado la ribalta della massima serie, dopo un campionato a Brescia senza giocare e uno a Verona da titolare, entrambi nella serie cadetta, Cimpiel arriva nel 1966 a Catanzaro, sempre in Serie B e vi rimane per due stagioni: “A Catanzaro certamente non c’erano tanti soldi, ma eravamo in tanti fra gli ex del Bologna a giocarvi. C’erano, per citarne alcuni, Gianni Bui, Edmondo Lorenzini e Franco Marini. Nella mia prima stagione abbiamo fatto un bel campionato, ma c’erano due o tre squadre più forti di noi e non siamo riusciti ad andare più su in classifica. Nella seconda stagione ci siamo salvati, ma io giocai bene”.

Due stagioni soddisfacenti, ma con un “incidente diplomatico” che porta la data del 13 novembre 1967. Quella sera, sulla tv nazionale, va in onda il reportage “Undici immigrati”, all’interno della rubrica “Sprint”. Realizzato da Gianni Amelio, oggi celebre regista di radici catanzaresi ma all’epoca cineasta alle prime armi, è imperniato sulle interviste agli “immigrati” che nelle intenzioni del reportage erano i tanti calciatori del Nord che giocavano nel Catanzaro. C’erano in quelle interviste frasi stupende come quella del difensore Franco Marini, anch’egli proveniente dal Bologna e che fu uno degli artefici, sul campo, della promozione dei giallorossi in Serie A del 1971, il quale affermò che “all’inizio mi sembrava di essere fuori dal mondo, ma poi vivendo qui insieme a loro ho iniziato a comprenderli e a volergli bene”. O la frase dello stesso Cimpiel: “Ci sentiamo tutti quanti dei grandi giocatori, perché il pubblico stesso ci fa sentire così”. Ma non tutti i commenti furono così entusiasti. Particolarmente sferzanti e assai poco felici furono, ad esempio, i commenti delle mogli di alcuni calciatori. La cosa incise nella passionalità del pubblico di Catanzaro e le polemiche non mancarono, suscitando quasi un putiferio. Cimpiel lo racconta così: “Alcuni giocatori si lamentarono e successe un gran chiasso. I tifosi non la presero bene e anche io, che non c’entravo, fui contestato. Mia moglie – che ha ascoltato tutto il dialogo al telefono commentando e suggerendo in sottofondo – trovò all’inizio delle abitudini un po’ diverse, ma nell’insieme ci siamo trovati bene a Catanzaro. Stavo lì volentieri e andai via solo perché mi aveva richiesto il Cesena e distava soltanto cinquanta chilometri da Bologna”.

Dopo il Cesena, Cimpiel prosegue a giocare nel centro-sud con ottimi campionati a Taranto e Pescara, dove ottiene la promozione in Serie B da protagonista fra i pali. La sua carriera, nel 1976, a 36 anni, sembra in totale parabola discendente quando gli arriva la chiamata dal Canada per giocare nei Toronto Metros, che militano nella NASL (North American Soccer League), il celebre campionato in cui giocavano i Cosmos di New York, la squadra spettacolare con Giorgio Chinaglia e il grandissimo Pelè.

Ma anche Cimpiel, che giocò quasi tutte le partite del campionato, cedendo il posto solo dai playoff in poi, aveva un compagno di squadra niente male: Eusébio Da Silva Ferreira, “la Perla del Mozambico”, più noto universalmente con il solo nome di battesimo e vincitore di dieci scudetti col Benfica, sette volte capocannoniere nel campionato portoghese, tre in Coppa dei Campioni e una volta al Mondiale. “Con Eusébio ero compagno di camera. L’unica vera società professionistica era il Cosmos. Tutte le altre società erano formate da calciatori che stavano lì per 4 o 5 mesi e poi tornavano nei rispettivi campionati da appartenenza. Mi hanno anche invitato, in Canada, pochi anni fa, ma non ci sono andato perché dovevo prendere l’aereo. L’ho preso tante volte, in passato, ma alla mia età non lo prendo più”.

Fra le foto storiche della carriera di Cimpiel ce n’è una che ritrae il biondo e baffuto portiere insieme a Pelè: “Il più grande, ma diciamo la verità: era a fine carriera. Avrei voluto incontrarlo sul campo nel suo periodo migliore, quando era la stella del Santos e della Nazionale brasiliana”.
Ancora oggi, fra le tante squadre in cui ha giocato c’è sempre un pensiero di Cimpiel per il Catanzaro: “Mi dispiace che il Crotone sia più avanti di voi. Anzi, se vogliamo mi dà anche un po’ fastidio. Quando c’ero io il Crotone era sempre più indietro e più in basso di noi come categoria e come blasone. Io guardo sempre i risultati delle partite, soprattutto quelli delle squadre in cui ho giocato. E quindi anche del Catanzaro. A proposito, il pino in mezzo alla curva c’è ancora? È l’unica cosa bella dello stadio di allora che mi ricordo. All’epoca c’era il campo in pendenza, da una parte all’altra. Se stavo dalla parte più bassa, vedevo metà portiere avversario”.
E dopo aver smesso di giocare, a cosa si è dedicato? “Ho fatto per molti anni il preparatore dei portieri nel Bologna e sono stato per anni ad allenare i portieri della Compagnia Atleti, impegnati durante il servizio militare. Oggi, a 77 anni (ai tempi dell’intervista, ora ne ha 83, ndr), sono già in pensione da un pezzo e sto qui, a battibeccare con mia moglie”.
AURELIO FULCINITI