Pierluigi Busatta è uno di quei calciatori che a Catanzaro hanno lasciato il segno, non soltanto per le qualità tecniche, ma anche e soprattutto per quelle umane. Mi fa particolarmente piacere scrivere di Pierluigi in quanto lo stesso è stato un grande amico di mio padre, il pittore Tony Pileggi, e della mia famiglia.
Lo sento al telefono dopo un pò di anni e parlare con lui dei tempi belli della mia infanzia, vissuta accanto ai grandi protagonisti della storica promozione in serie A, mi suscita ancora una volta una grande emozione. Ero infatti un bambino quando la città visse quel miracolo calcistico che fece epoca e ancora maggiore emozione me la suscita il ricordo di casa mia che era diventata all’epoca il fulcro di incontri dei calciatori e di mister Seghedoni. Mio padre era infatti l’addetto stampa della società e la sua professione di pittore-ritrattista, nonché la sua grande affabilità e carisma, gli avevano consentito di instaurare rapporti di sincera amicizia con tutti quei grandi protagonisti.
Proprio mister Seghedoni, con la moglie e le figlie Sabrina e Susanna, erano spesso da noi, così come i calciatori. Tra questi, i più affezionati erano proprio Pierluigi Busatta e Flavio Pozzani, che abitavano a due passi da casa nostra (ubicata di fronte l’attuale teatro Politeama e dove ancora oggi risiedo). Erano, di conseguenza, anche gli idoli delle mie giovanissime sorelle e delle loro amiche, che facevano a gara a venire a casa per poterli vedere e rubare una foto o un autografo. Pierluigi Busatta era arrivato a Catanzaro all’inizio del campionato di serie B 1968/69. Giovanissimo, aveva da poco compiuto 21 anni, era alla prima esperienza lontano dal suo Veneto. Aveva infatti militato nel Bassano e nel Treviso ed era originario di Marostica in provincia di Vicenza (la cittadina nota per la piazza con la scacchiera), dove aveva fatto il suo esordio nel ruolo di attaccante, ma ben presto si trasformò in mediano grazie all’intuito del tecnico del Bassano.
Da lì a Treviso, in serie C con due campionati disputati. Ed è proprio a Treviso che lo va a pescare Don Nicola Ceravolo all’inizio del campionato 1968/69. Arriva a Catanzaro con un certo scetticismo, dovuto principalmente alla distanza da casa ma ben presto il calore e l’affetto della gente del sud lo conquista. Ma ecco le sue parole: “I primi due anni non sono stati semplicissimi. Nel primo campionato non ebbi molto feeling con l’allenatore Luciano Lupi che aveva un carattere particolare ed era difficile parlarci, nonostante spesso pranzassimo insieme all’Hotel Moderno. Ma anche la distanza da casa non mi aiutava. Nel secondo arrivò mister Ballacci e le cose migliorarono, anche se fu un anno sofferto con la salvezza conquistata solo all’ultima giornata. Anche con lui ebbi un rapporto particolare. Ricordo che a Mantova mi sostituì alla fine del primo tempo sul risultato di 1-0 per il Mantova (che allora era tra le più forti) e dopo la mia uscita prendemmo altri tre gol. A fine partita mi disse che non mi avrebbe mai più sostituito! In quegli anni svolgevo pure il sevizio militare ed ero praticamente sempre sui treni.
Il venerdì sera rientravo e il mister spesso veniva a prendermi alla stazione di Lamezia da dove il lunedì mattina dovevo ripartire. Questa vita difficile mi aveva convinto ad accettare qualche proposta che era arrivata da squadre del Nord, per avvicinarmi a casa. Fu però proprio tuo padre, il carissimo amico e pittore Tony Pileggi, che mi convinse a restare. E devo ringraziarlo perché quella fu la scelta più azzeccata della mia carriera, visto che l’anno successivo, con mister Seghedoni, fummo promossi in serie A. Fu un’annata straordinaria.

Di quel campionato ricordo tutto. Un gruppo meraviglioso e un ambiente entusiasmante ci portarono al miracolo. Mi piace ricordare la vittoria che considero decisiva. Mancavano tre giornate al termine e giocavamo a Livorno dove avevamo necessità di vincere per non perdere terreno da Brescia, Bari e Atalanta. Venivamo dal pareggio nel derby contro la Reggina giocato sul campo neutro di Firenze. Ormai la partita era giunta quasi al termine, mancavano tre minuti, quando recupero un difficile pallone sulla linea di fondo e lo servo a Paolo Braca che era ben posizionato al centro dell’area. Paolo la mise dentro e fu una grande esplosione di gioia per una vittoria ormai insperata.
La domenica successiva, sull’onda dell’entusiasmo, battemmo il Brescia e fui proprio io a sbloccare il risultato all’inizio del secondo tempo. Poi Angelo Mammì raddoppiò. Questo ci consentì di scavalcare proprio il Brescia sul filo di lana e di arrivare a pari merito con Atalanta e Bari. Perdemmo la prima partita contro l’Atalanta a Bologna per un gol nei minuti finali e quindi la successiva gara col Bari (sul neutro di Napoli) sarebbe stata decisiva. Arrivavamo a quella partita con molti elementi acciaccati. Io stesso avevo una caviglia gonfia. Ma stringemmo i denti e grazie allo storico gol di Angelo Mammì a nove minuti dalla fine, potemmo regalare un sogno alla Calabria intera!

Fummo accolti da eroi al ritorno da Napoli. Ci fu una settimana intera di feste. Tuo padre ideò e fece costruire in tempi record quella storica “A” eretta sul corso Mazzini ed entrata nella storia. Il giovedì successivo facemmo una sfilata (sempre organizzata da Tony Pileggi) su un camion per tutto corso Mazzini e fu un vero tripudio di gente. Giornate indimenticabili. Il campionato successivo, il primo in serie A, fu altrettanto bello e ricco di soddisfazioni, come la storica vittoria contro la Juventus. Purtroppo retrocedemmo per un solo punto dal Verona che incontrammo alla penultima giornata proprio all’ex Militare ma non riuscimmo a batterlo”.
Il Catanzaro tornava in serie B dopo soltanto una stagione quindi, ma Pierluigi Busatta si era rivelato uno dei migliori mediani della categoria (veniva chiamato “cavallo pazzo” per i chilometri che macinava in ogni partita) e Nicola Ceravolo decise, anche se a malincuore, di cederlo consentendogli di restare in serie A. Fu il presidente del Verona Garonzi a battere la concorrenza del Bologna. Andava quindi via dal Catanzaro dove in quattro campionati aveva disputato ben 122 gare e realizzato 9 gol e lasciando un ricordo indelebile ancora oggi, ad oltre 50 anni di distanza.

Il resto della carriera fu in serie A con il Verona per cinque campionati e uno in serie B. Da lì al Genoa (in B) e chiudendo la carriera di calciatore nella Juve Stabia. Quindi esperienze di allenatore calciatore anche in Calabria (con Rossanese e Chiaravalle) e successivamente allenatore a tempo pieno di Pievegina, Thiene, Chievo Verona e Ravenna tra le altre. Oggi Pierluigi Busatta si gode il meritato riposo nella sua Marostica circondato dall’affetto dei due figli, della nipotina e del fratello Roberto, non disdegnando di essere ancora attivo nel sociale con una associazione fondata diversi anni fa insieme a ex compagni di squadra come Zigoni, Luppi, Biasiolo e altri.

E’ stato bellissimo risentirlo e avvertire nelle sue parole ancora tanta commozione nel ricordare la sua esperienza, di vita oltre che sportiva, a Catanzaro. Ci ripromettiamo di rivederci presto per portargli non solo il nostro abbraccio, ma quello di un’intera città che ancora lo annovera tra i personaggi legati ai ricordi più belli della sua storia.
Claudio Pileggi