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giovedì 26 Dicembre 2024

Quel numero nove e i suoi compagni – Capitolo VII

Di Adriano Macchione

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Catanzaro sogna

Di ritorno da Bergamo, il Catanzaro ospita il Perugia, ben deciso a riscattare l’ultima cocente
sconfitta. Seghedoni in settimana si arrovella il cervello su quale impostazione dare alla difesa per
la perdurante assenza dell’appiedato Banelli al quale si aggiunge quella del nuovo squalificato
Benedetto. Il mister alla vigilia ipotizza varie soluzioni che la dicono ancora una volta molto lunga
sulla sua versatilità di stratega. Alla fine riconferma in squadra l’energico Massari e richiama il
determinato Barbuto. Non sono della partita, ancora una volta Franzon (ormai ripresosi
dall’infortunio e quindi “il grande assente delle ultime gare” come annota il “Corriere dello
Sport”) e Gori (relegato da un po’ di tempo in panchina). La “Gazzetta del Sud” spiega le scelte di
Seghedoni con “lo scadimento di forma perdurante dei due”. Insomma, in panca, ci sono due
“intoccabili”: scelte da uomo con il polso d’acciaio. La maglia n. 10, per la terza volta consecutiva,
va ad Angelo Mammì.
Sugli spalti, al fischio d’inizio, sono presenti 3.000 spettatori. Il pubblico è in diminuzione. Anzi si
è tornati ai “soliti noti”, quelli immancabili nella buona e cattiva sorte. La partita, nel primo tempo,
si dipana con il Catanzaro all’attacco ma sterile e inconcludente e un Perugia rintanato in difesa
alla ricerca di un semplice pareggio. L’occasione da gol più importante capita al 43°: tocco su
punizione di Braca per Bertuccioli, fucilata e palo pieno. Nella ripresa, ecco finalmente al 28°
l’acuto vincente: intelligente “assist” del peperino Gori (appena entrato al posto di Musiello) in
area, sul pallone si buttano Mammì e due difensori perugini ma nessuno dei tre raggiunge la sfera
che finisce allo smarcato Ciannameo, botta alla dinamite e gol imparabile ed irresistibile che il
giorno dopo si merita anche il titolo a due colonne del “Corriere dello Sport”, sintetico e asciutto:
“Staffilata di Ciannameo”. Per il calciatore (pittore per passione) un quadretto riuscito alla
perfezione, una piccola opera d’arte per potenza e precisione. Molti complimenti vanno anche al

Catanzaro-Perugia (1-0). Ciannameo, autore del gol della vittoria,
anticipato dal portiere perugino Mantovani.

“brillante” Angelo Mammì, capace di confezionare “magnificamente” due azioni da gol per il
compagno Musiello. Seghedoni sorrise sornione. Come per dire, visto che a luglio non vi avevo
portato due carneadi?
Archiviata la vittoria con il Perugia, il calendario presenta per il Catanzaro un piccolo tour de
force, due trasferte consecutive a Cesena e a Terni con in mezzo il recupero infrasettimanale della
gara contro la Reggina sul neutro di Firenze. Otto giorni veramente di passione.
A Cesena, ancora una volta, Seghedoni sfoglia la margherita per i giocatori da mandare in campo,
segno non di indecisione ma di valutazione cavillosa della partita, dell’avversario e delle forze a
disposizione. “Gioco? Non gioco? sembrano voler dire i vari Silipo, Bartoletti Ciannameo e
qualcun altro”, riporta la “Gazzetta del Sud”. Infine Seghedoni decide: dentro Silipo (dopo una
settimana di dubbi per le non buone condizioni di salute), al rientro il libero Benedetto dopo la
squalifica al posto di Barbuto, al rientro anche Franzon che si riprende la sua maglia n. 10 con
Mammì che indossa la n. 7. Tra i sacrificati di lusso, il bravo Banelli che, scontato il turno di
squalifica, trova posto solo in panchina e Gori e Ciannameo (nonostante il gol al Perugia) che lo
trovano solo… in tribuna. Chi l’avrebbe mai detto? Se qualcuno lo avesse immaginato a luglio che
il Catanzaro squinternato trovato da Seghedoni solo pochi mesi più tardi si sarebbe potuto
concedere il lusso di tenere fuori Gori e Banelli (e prima ancor Busatta e Franzon) lo avrebbero
preso per pazzo.
Per Seghedoni, dopo le sberle di Como e Bergamo, l’obbiettivo domenicale è lo 0-0. Al grido,
abbasso la poesia e viva la prosa. L’inizio, però, è quello solito delle ultime trasferte, con la difesa
nei primi minuti alquanto sonnacchiosa e in formato “Ennerev”. Tanto che, al 5°, è solo la
traversa a dire no al Cesena (sventola del possente centravanti Enzo). Scampato il pericolo, il
Catanzaro pian piano si libera dalle placide braccia di Morfeo e diventa finalmente padrone del
campo.
Al 28° ci potrebbe scappare anche la grande occasione, ma l’arbitro Casarin nega ai giallorossi un
“rigore sacrosanto” e “grosso quanto una casa”, così come riporta il “Corriere dello Sport”:
Mammì riceve al limite dell’area, salta Ammoniaci ed entra in area tutto solo, il terzino cesenate lo
aggancia platealmente e lo stadio pare attendere solo il fischio di Casarin. Che non arriva. Mammì
si dispera, Braca protesta, com’è solito fare, molto vibratamente ed è ammonito.
Poi, da lì al 90°, il Catanzaro controlla la gara senza particolari affanni, sfiorando il gol 32° della
ripresa con un colpo di testa di Mammì su cross di Busatta, appena deviato sul fondo dal portiere.
Nelle file del Cesena (dove milita anche l’ex centravanti giallorosso Zimolo, ormai riserva e non
utilizzato in questa partita) entra nella ripresa, da 13°, il calabrese Scorza, di Soverato, a quel
tempo uno dei pochissimi giocatori della nostra regione in circolazione tra Serie A e B.
A questo punto, dopo dieci giornate di campionato, è d’obbligo per il tifoso diffidente volgere
l’occhio alla classifica, per vedere come stanno le cose. Ed ecco una bella sorpresa: Bari e Atalanta
14 punti, Brescia e Mantova 13, Catanzaro e Como 12. Giallorossi nel gruppo di testa, e con una
partita in meno, il derby con la Reggina, da recuperare il mercoledì seguente a Firenze. In caso di
vittoria, la squadra di Seghedoni aggancerebbe di nuovo il primo posto perso dopo la sconfitta di
Como. Catanzaro si specchia nell’Arno e si ritrova come la Firenze di una vecchia nostalgica
canzone: sogna.

Il derby in esilio

Poi, dopo molti rinvii (la partita era in calendario il 25 ottobre, giusto un mese prima) e qualche
problema per stabilire la sede più adatta per l’attesa sfida (alla fine è stata scelta la lontana
Firenze), arriva finalmente il gran giorno del derby, mercoledì 25 novembre.
“Reggina-Catanzaro: ci siamo!”, titola il “Corriere dello Sport”, zeppo di articoli e addirittura con
due inviati. Un altro titolo dice “Ceravolo e Granillo uniti: sarà una partita leale”. Segue poi il
pezzo del giovane Domenico Morace, agli inizi della carriera, inviato di colore amaranto. Eccone
alcuni spunti: “E’ il derby della paura. Nasce come fatto sportivo ma si sviluppa, nei significati di
parte, con tanti sottintesi. Lo si gioca dopo rinvii, timori e contestazioni generali”.
“E’ una partita che danza su un vulcano: c’è il rischio che scoppi”.
“Proprio da Firenze, tramite lo sport, le due province divise potranno dimostrare all’opinione
pubblica il loro grado di maturità che si sostanzia nel sapere scindere e dividere la politica dallo
sport e lo sport da altri significati”.
“L’Italia guarda alla Calabria via Firenze. La Calabria deve rispondere da par suo”.
Altri titoli per altri articoli: “Oggi un pareggio piacerebbe a tutti” (seguito da un sondaggio tra i
tifosi reggini) e poi “Seghedoni ha scommesso contro la sua squadra” (seguito dai pronostici dei
giocatori giallorossi).

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