Un episodio curioso e allo stesso tempo emblematico ha acceso il dibattito a Catanzaro nelle ultime ore: un uomo, presumibilmente un senzatetto, è stato immortalato mentre si lavava nel Monumento del Cavatore, ai piedi di Corso Mazzini. Il video, diventato virale in pochissimo tempo sui social, ha suscitato reazioni contrastanti tra i cittadini e gli utenti del web.
Se da un lato c’è chi condanna il gesto come un segno di degrado urbano e di mancanza di rispetto per un simbolo della città, dall’altro molti si interrogano sulla reale emergenza sociale che si cela dietro un episodio del genere, sottolineando la mancanza di servizi adeguati per le persone senza fissa dimora.
Il video virale e la reazione del web
Il filmato, condiviso su Instagram da catanzaro_channel, mostra l’uomo intento a lavarsi con l’acqua della fontana del monumento, utilizzandola come un vero e proprio bidet. Accompagnato da una descrizione ironica – “Anche il Cavatore si stava rivoltando…” – il video ha immediatamente scatenato un acceso confronto tra gli utenti.
Nei commenti, infatti, si possono leggere opinioni molto diverse. Alcuni condannano il gesto per il suo impatto sul decoro urbano, come evidenziato da chi scrive: “Non è assolutamente un bel vedere. Mi dispiace.” Altri, invece, difendono l’uomo, sottolineando il problema della povertà e della mancanza di strutture adeguate per l’igiene personale dei senzatetto. “C’è poco da ridere e da puntare il dito… Cosa farebbe la gente che colpevolizza se non avesse un tetto e dell’acqua per lavarsi?” scrive un’utente, evidenziando una prospettiva più umana sulla vicenda.
C’è anche chi, con ironia, sottolinea la necessità di bagni pubblici in città: “Ci fossero i bagni pubblici! Le colpe non sono tutte loro, nel Medioevo c’erano addirittura” si legge tra i commenti.
Un simbolo violato o una mancanza di alternative?
Il Monumento del Cavatore, situato in Piazza Matteotti, è uno dei simboli di Catanzaro, dedicato al lavoro e alla fatica dell’uomo. L’immagine di una persona che utilizza la fontana del monumento per lavarsi inevitabilmente solleva interrogativi sullo stato dell’inclusione sociale e sulla gestione dell’emergenza abitativa nel capoluogo calabrese.
Secondo alcuni cittadini, la vicenda dimostra il bisogno di strutture dedicate ai senza tetto. “Se una persona arriva a lavarsi in strada, vuol dire che non ha alternative”, osserva un altro utente. Il tema della povertà e dell’accesso a servizi igienici di base diventa quindi centrale in questa discussione.
D’altro canto, per chi sostiene il decoro urbano, l’episodio viene visto come l’ennesima dimostrazione di abbandono e scarsa tutela del patrimonio cittadino. Alcuni commentatori chiedono maggiori controlli e un intervento delle autorità per evitare il ripetersi di situazioni simili.
Al momento, non si registrano dichiarazioni ufficiali da parte delle autorità locali, ma l’episodio potrebbe riaccendere il dibattito sulla gestione dei servizi per le persone in difficoltà a Catanzaro. La città dispone di alcune strutture di accoglienza, ma il fenomeno dei senza tetto, aggravato dalla crisi economica, sembra ancora lontano dall’essere risolto.
Una questione più grande del singolo episodio
L’episodio del “bidet pubblico” al Monumento del Cavatore è solo la punta dell’iceberg di un problema ben più vasto: la difficoltà di garantire a tutti i cittadini – anche i più svantaggiati – un accesso dignitoso ai servizi essenziali.
Non è solo una questione di decoro urbano, ma anche di diritti umani e dignità personale. Mentre alcuni vedono questo gesto come un affronto al patrimonio cittadino, altri lo interpretano come un grido di aiuto di una persona in difficoltà. La città di Catanzaro saprà cogliere il messaggio e rispondere con soluzioni concrete?
L’episodio ha suscitato indignazione, ilarità e riflessioni. Ma la vera domanda resta: si sta parlando del vero problema?
Se l’attenzione resta solo sulla questione del monumento, si rischia di perdere di vista il punto cruciale: la presenza di persone senza dimora che non hanno accesso a servizi igienici adeguati.
Forse, prima di giudicare, bisognerebbe interrogarsi su come migliorare le condizioni di chi vive ai margini della società. L’episodio del Cavatore potrebbe essere il punto di partenza per una discussione più ampia sul welfare cittadino e sulle misure di inclusione sociale.