... ...
martedì 15 Ottobre 2024

Una storia di catanzaresi emigrati e l’Aquila che vola con Marco: il suo stendardo porta fortuna al Catanzaro

Condividi

di Fabio Vercilli

Chissà in quanti avranno notato la piccola effigie che sventola quest’anno al Ceravolo, durante le  partite casalinghe dei giallorossi. Chi ci avrà fatto caso si sarà chiesto chi è la persona raffigurata.  Questa è la storia di quel drappo bianco, giallo e rosso. 

Viviamo lontani da Catanzaro ormai da 5 lustri. L’università, il lavoro… storia comune a tanti  catanzaresi. Seguiamo la squadra a distanza: tanta Gazzetta dello Sport e qualche sito specializzato  sulla serie C. Nel 2022 l’ennesima promozione sfumata. Un film già visto, che delusione. Non ci  crediamo più. Di diverso avviso sono mister Vivarini e la squadra. Il campionato 2022/2023 parte  bene per le Aquile, e giornata dopo giornata i risultati accrescono l’entusiasmo intorno ai giocatori.  Marco segue le partite da casa, in tv. L’emozione è la stessa, il Ceravolo lo ricorda bene, è stampato  nelle nostre teste fin da quando eravamo ragazzini. 

Con le vittorie contro Crotone e Pescara, dire;e rivali per la promozione automatica in serie B,  anche i media nazionali si accorgono che a Catanzaro sta succedendo qualcosa. Il resto è storia.  Saliamo in serie cade;a già d’inverno, a marzo. Record di punti, di vittorie, di gol fatti. Chiudiamo la  galoppata trionfale vincendo anche la supercoppa di serie C.  

Cavolo, siamo in serie B. Quanto avremmo voluto essere a Catanzaro a festeggiare… ma non  potevamo. Be’, ci diciamo, ora potremo andare a seguire le trasferte della squadra al Nord, anche  una al mese sarebbe bello. Rivedere qualche amico! Quando inizia il campionato? 19 agosto. E noi  che facciamo? Giochiamo a Cremona. Perfetto! Dai che è vicino, si va sicuro. Milano è vicina a Cremona, ma ad agosto in Pianura Padana fa caldo. Nel 2023, ancora di più. Oltre all’invasione  delle zanzare e all’umidità soffocante. Marco è stanco. Già non sta bene. Comba;e da 5 anni, ma  coltiviamo la speranza che possa farcela. Un liposarcoma con recidiva. È stanco per il caldo, ci  diciamo con mamma. Ma, per la prima volta da anni, non è voluto tornare in Calabria per l’estate.  Non se la sente, così dice. E, alla fine, nemmeno il 19 agosto se la sente di andare a Cremona.  Troppo caldo. Lo vedo che sta male. Allora ci gustiamo lo zero a zero che regala il primo punticino  in serie B alle Aquile a casa, in tv, comodamente circonda dall’aria condizionata.  

Arriva settembre, e Marco continua a non stare bene. Altri esami, altri ricoveri. Un giorno ci  convocano in ospedale. Time out, ci dicono. La malattia sta per vincere. Non sappiamo quanto  tempo resta ancora. Ma non è tanto. 

Marco resiste ancora un altro mese. Quella malattia, il sole fa capolino tra le nubi dopo giorni grigi  e freddi. Lo illumina. Combatte con tutte le sue forze fino all’ultimo respiro, sveglio e lucido. Poi si  lascia andare, stremato da 5 anni di malattia, circondato da tutta la famiglia. È finita. Lo saluto  in una chiesa gremita di ragazzi mentre anche il cielo piange disperatamente. Tanto. 

Il Catanzaro, dopo un buon avvio di campionato, si è fermato. Marco muore e le Aquile perdono tre  partite di fila. Lo spettro delle due fallimentari stagioni in serie B del 2004-2006 si affaccia nella mia  mente. 

E dopo tre sconfitte consecutive ci aspetta il derby contro il Cosenza, in casa, di nuovo in serie B  dopo 33 anni. L’unico derby di Calabria. In città c’è tensione. Anche noi trepidiamo e speriamo in  una piccola soddisfazione che ci faccia dimenticare, per qualche ora, il nostro grande dolore.

Un amico disegna un ritratto di Marco. Qualcun altro decide di riportarlo su un pezzo di stoffa. Lo  portiamo allo stadio per il derby, dicono. Un mese dopo la sua partenza per quel luogo lontano che  nessuno di noi ha mai visto.  

La sfida del Ceravolo finisce con un trionfo giallorosso. Marco osserva l’apoteosi catanzarese e la  sconfitta dei lupi da quello stendardo sventolato in curva dai suoi amici. È felice anche lui, in  quel luogo lontano che nessuno di noi ha mai visto. Un suo amico ha scritto questo post su  Facebook, dopo quella vi;oria: 

«Fratellino fratellino mio, sei riuscito anche in questo a farmi fare uno strappo alle regole.  Io, un post, antisocial per eccellenza. È quasi un mese che te ne sei andato, in un maledetto  sabato, prima del calcio di inizio di un Catanzaro-Lecco. Quella chiamata che mi dava la  notizia che ti eri spento, ha spento anche me. 
Hai spento tu, anche i nostri giallorossi. Sono arrivate ben 3 sconfitte, ma poi il destino ha  fatto capitare la partita delle partite Catanzaro-Cosenza e sempre di sabato mi arriva la  notizia… “Guarda in curva, ci sarà un stendardo dedicato a Marco” li ho capito che stu derby lo avremmo sbundato… goditelo anche tu da lassù» 

Da quel giorno, tra le mura amiche del Ceravolo il Catanzaro non perde più nemmeno una gara se  c’è lo stendardo di Marco che sventola alto. 
Una domenica, l’amico che ha in carico l’effige ha un imprevisto e, per non fare tardi e non perdere  l’inizio della gara casalinga delle Aquile, decide di non passare da casa a prendere il drappo. Quel  giorno, in casa, perdiamo.

Allora Marco è un vero talismano, ci diciamo. Dobbiamo portarlo davvero sempre. Così si fa. E il  Catanzaro torna a essere imbattuto in casa. Finché c’è Marco a vegliare sui giallorossi. 
E se ve lo state chiedendo, la risposta è si. A Cosenza, per il derby di ritorno, Marco era lì in  trasferta al San Vito. Portato dai suoi amici. E abbiamo vinto. Due a zero. Iemmello e Biasci. Come  all’andata.  

Sabato 25 maggio 2024, a Cremona, il drappo di Marco sarà allo stadio. Perché quella partita  dovevamo vederla insieme, e la vedremo insieme. 
Ora conoscete un’altra storia da raccontare ai vostri figli. Una storia che ci insegna che la voglia di  vivere e la forza di volontà lasciano il segno anche dopo, quando non siamo altro che un granello di  sabbia sospinto dal vento che scende dalla Sila.

Leggi altro

Ultimi contenuti