Benvenuti alla settima puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Pino Lorenzo, con la riproposizione di un’intervista del 2013.
Giuseppe Lorenzo, per tutti Pino, nato a Catanzaro il 4 gennaio 1964. Professione: centravanti. 95 partite e 28 gol in quattro diverse stagioni da giallorosso. Esordio in Serie A il 4 aprile 1982: Catanzaro-Udinese 0-0. Ma la sua stagione più bella da calciatore risale al torneo di Serie C/1 1984/85. Un campionato indimenticabile, concluso con il primo posto e la promozione, appaiati col Palermo ma col primato in tasca per via della differenza reti. E Lorenzo, da noi intervistato, ancora oggi dopo quasi trent’anni non può nascondere una forte emozione: “Il ricordo di quel campionato per me è sempre vivo. Fu una cavalcata stupenda per me, per la squadra e per il pubblico di Catanzaro. Tutti i giorni sono stati belli, non c’è stata nessuna situazione negativa in un gruppo di ragazzi impareggiabili che aveva come unico scopo quello di vincere il campionato. Ho avuto dei compagni di squadra eccezionali e con alcuni ci siamo rivisti anche in seguito. Cascione e Bagnato, per esempio, ma anche il povero Gaetano Musella, che è venuto a mancare da poco”.

Lorenzo segnò 18 gol in 33 partite, laureandosi capocannoniere del girone B. Sette reti all’andata e ben undici al ritorno, con una tripletta alla penultima giornata in casa contro l’Akragas, nella gara che valse la matematica promozione. A Pino abbiamo chiesto: quale fu il gol più bello? E lui ci ha risposto così: “Il gol che non posso dimenticare è il primo, a Barletta. E l’ho segnato giusto alla prima gara di campionato. Un gol bellissimo, realizzato quasi subito, dopo neanche un minuto, al volo, alla Marco Van Basten. Favoloso. E ci sono quelli in rovesciata, penso che nessuno li abbia dimenticati. E pure le reti di testa. Ma non si possono lasciar fuori neanche gli altri gol. Meno belli forse, ma altrettanto importanti. E non ultimi devo ringraziare anche quelli che me li hanno fatti segnare i gol, con i loro cross e assist. E qui ritorno a Bagnato, Cascione e Musella. Ma pure Gregorio Mauro, che fu pure lui essenziale come gli altri con le sue giocate”.
Il miracolo di quel campionato fu possibile anche grazie alla guida di un allenatore come Giovan Battista Fabbri, che per il mondo del calcio nostrano rimane, familiarmente, sempre e solo Gibì. Uno dei più grandi allenatori della storia del calcio italiano: secondo in Serie A nel 1977/78 con il Lanerossi Vicenza dietro la Juventus e quarto con l’Ascoli nel 1979/80, ottenne piazzamenti che valgono ancora oggi quasi come scudetti. Pioniere del “calcio totale” olandese in Italia, arrivò a Catanzaro dopo un paio di stagioni sfortunate e trovò in Pino Lorenzo l’ariete ideale per il suo gioco offensivo che prevedeva l’utilizzo di un’unica punta. Lorenzo lo ricorda con gratitudine, ma non dimentica neanche quelli che lo hanno “cresciuto”: “Ho avuto la fortuna di incontrare un allenatore come Gibì Fabbri, ma il primo dei miei “mister” è stato Alberto Spelta, che mi ha allenato nella Primavera. E ad aiutarmi sono stati anche altri ex giocatori del Catanzaro: Fausto Silipo e Claudio Ranieri, per esempio. Ho incontrato delle persone straordinarie che mi hanno permesso di crescere e maturare”.
Nell’estate del 1985, il bomber passa alla Sampdoria. Due stagioni coi blucerchiati, poi un campionato a Cesena e tre – seppure “a spizzichi e bocconi” – a Bologna. 115 presenze in Serie A con 16 gol segnati, meno di quelli che fece a Catanzaro in un solo campionato. Di lui si ricorda, per esempio, un gran gol di prima intenzione al San Paolo in un Napoli-Sampdoria 1-1 su assist di Vialli nell’anno del primo scudetto dei partenopei dell’era Maradona. Per il resto, più ombre che luci. E Lorenzo lo ammette: “Qualche rammarico ce l’ho. Secondo me mi sarebbe servito qualche anno in più in Serie B o in A in una squadra come il Cesena, ad esempio, dove nell’unica stagione in cui ho giocato posso dire di aver fatto molto bene. A Genova, nelle due stagioni con la Sampdoria si sono verificate delle situazioni particolari che non sto qui a raccontare ma che di sicuro non sono state affatto positive. Passare subito alla Samp è stato certamente un errore che se non ha condizionato la carriera di sicuro non l’ha agevolata, almeno dal punto di vista personale.”
La parlata romagnola fa capire qual è la sua terra di adozione, ma di certo Lorenzo dopo aver appeso le scarpette al chiodo non è rimasto inattivo. E continua ad allenare:“Vivo a Cesena dal 1987, praticamente da quando sono venuto a giocarci. Ora alleno la squadra di calcio femminile del Riviera di Romagna, nel campionato di Serie A nazionale di calcio a 11. Il torneo è appena iniziato, solo cinque giornate, ma abbiamo già ottenuto i primi risultati importanti. È un torneo particolarmente avvincente ma anche difficile, con squadre come l’Inter e il Napoli e la Torres, pluriscudettata, che non a caso è già prima in classifica a punteggio pieno”
E il Catanzaro, lo tiene d’occhio? “Certo che lo seguo, e spero che questa sia al stagione buona per tornare in Serie B. Ora sta nelle zone alte della classifica, ma merita molto di più. E soprattutto lo meritano i tifosi perché il pubblico di Catanzaro, anche col passare degli anni, non ha mai fatto mancare la sua passione. Vuole sapere qual è il mio sogno segreto? Glielo dico subito: quello di tornare a Catanzaro, ma da allenatore. Chi lo sa, magari in Serie A, sarebbe davvero il massimo”. Inguaribile sognatore, come può esserlo solo un tifoso giallorosso. L’accento può cambiare, ma il Dna resta sempre uguale. Per fortuna.
AURELIO FULCINITI