Di Adriano Macchione
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In campionato dopo tre giornate il Catanzaro inaspettatamente primo
Il Catanzaro debutta in campionato in casa contro il neo promosso Novara. Qualche buon tempone
ricorda che anche nel torneo precedente la squadra giallorossa aveva esordito proprio al “Militare”
e sempre contro una neo promossa, il Piacenza. In molti incrociano le dita e si prodigano in un
ricco campionario di scongiuri, altri palpeggiano ferrei amuleti naturali. Senza tralasciare di
invitare i menagramo, con garbo ma in maniera ferma, di andare “a fare” una gita in qualche
solingo pertugio. Poi, finalmente, domenica 20 settembre scocca l’ora: ecco il Novara di Carletto
Parola, mitico giocatore negli Anni 40-50 della Juventus e della Nazionale, famoso per la classica
“rovesciata alla Parola”, che da lui prese il nome.
Sugli spalti sono presenti 3.000 spettatori, affluenza media degli ultimi campionati. Solo in rare
occasioni, infatti, si è toccata la quota delle 5.000 presenze.
In genere, la prima di campionato è sempre ricordata come una giornata di sole, dell’ultimo sole
d’agosto o del primo sole settembrino. Invece, in questa stagione 1970-71, le condizioni
meteorologiche sembrano volersi assemblare alla perfezione su quanto si dice sulla squadra del
Catanzaro. “E’ una giornata uggiosa”, riporta la “Gazzetta del Sud” (andateglielo a dire a
Mogol, che questa frase fu scritta in un articolo sportivo con 15 anni d’anticipo su di lui…).
E già, in effetti ha piovuto abbondantemente per tutta la mattinata e fino a qualche manciata di
minuti dall’inizio della partita. Fenomeno ben strano, pensa la gente, visto che a Catanzaro non è
caduta una goccia dal cielo per ben quattro mesi. Pare proprio che, come riporta sempre la
“Gazzetta del Sud”, Giove Pluvio voglia recuperare la grande astinenza.
Quando le squadre scendono in campo, non immaginatevi grandi feste: qualche urlo sporadico,
qualche bandiera, 3.000 spettatori e quindi uno stadio da 15.000 posti pressoché vuoto. Quello che
non lesinano, i presenti, sono gli applausi. Molto sobri, quasi signorili, come distaccati, come
rivestiti da una patina di voluta sportività asettica.
Un’altra caratteristica del tempo è quella di volgere l’occhio vigile alle squadre avversarie, per
scovare qualche giocatore da seguire in particolare. Il convento locale passa quello che passa e
lustrarsi la vista con qualche giocatore ospite è cosa buona e anche lecita. Così, di volta in volta,
l’attenzione è calamitata dal capellone di turno, il biondo di turno, l’ex grande giocatore caduto in
Serie B di turno, il calciatore con una storia particolare di turno. Contro il Novara l’osservato del
giorno è lo spauracchio Gabetto, centravanti, non più giovanissimo, una vita passata in Serie C. La
stampa lo presenta come un lontano parente del mitico centravanti del “Grande Torino” perito a
Superga e solo per il nome è temuto come un campione. La sua carriera ad alti livelli, invece, si
limiterà a questo solo campionato nella serie cadetta disputato nelle fila della neopromossa squadra
novarese.
Poi ecco la partita. Seghedoni per il ruolo di battitore libero ha ormai optato per l’esperto
Benedetto, ex stopper. In attacco, come partner di Mammì, manda in campo Gori mentre Braca è
scelto come tornante di sinistra. Questo l’undici giallorosso nel giorno del debutto in campionato:
Pozzani; Banelli Massari; Benedetto Silipo Busatta (dal 16° della ripresa Ciannameo); Gori
Franzon Mammì Bertuccioli Braca.
Il Catanzaro, in avvio di partita, stenta un pochino, poi, lentamente, esce fuori alla distanza,
giungendo al gol al 41° del primo tempo con un Gori, in gran spolvero. Il raddoppio arriva in
avvio di ripresa. Cross dalla sinistra dell’abile Bertuccioli, Mammì, freddo e glaciale, stoppa di
petto e in mezza giravolta di sinistro insacca sotto la traversa. Da applausi. Per Angelo è il primo
gol della stagione e, naturalmente, il primo gol in Serie B.
Un gol talmente bello che se l’avesse segnato un centravanti alto, robusto, bello, magari biondo o
capellone, sarebbe diventato subito un idolo. Lo ha segnato, invece, un ragazzo di 28 anni, non
molto alto, dai capelli “normali” e nemmeno ben pettinati, dagli occhi tristi e le spalle quasi
cadenti, e per di più che si chiamava Mammì… impossibile diventare l’idolo del “Militare”, anche
se una reciproca simpatia è già nata. Messo al sicuro il risultato, la squadra giallorossa gioca in maniera a volte spettacolare, costruendo molte altre azioni da gol. Così al 26° arriva il terzo gol. Ciannameo se ne va come un treno sulla sinistra, poi, appena arrivato in area, tira una cannonata che batte inesorabilmente Felice Pulici. La “botta” del paolano è davvero micidiale. Al lunedì il “Corriere dello Sport” titola: “Il Catanzaro parte in quarta, niente da fare per il Novara”. La “Gazzetta del Sud”, invece, titola a caratteri cubitali: “Catanzaro: una splendida sorpresa”. Sullo stesso quotidiano, inoltre, si legge: “Mammì e Ciannameo, due onesti lavoratori della palla che hanno girato mezza Italia con alterna fortuna: ad una certa età non si possono far diventare improvvisamente campioni, ma si può dar loro qualche “strato” che pur serve a qualcosa, come i due hanno oggi dimostrato”. I commenti dei due allenatori sono condensati, sullo stesso quotidiano, in due titoli: “Seghedoni: oltre ogni logica previsione” e poi “Parola rassegnato: niente da fare!”. Sempre sulla “Gazzetta del Sud”, ecco alcune dichiarazioni di Mammì: <<
Questo primo gol lo
dedico non ai miei sostenitori ma a quella parte del pubblico impaziente. Sia ben chiaro, io gioco per il gol e quindi non posso fare platea. Mi auguro solo di poter dedicare ogni domenica, almeno in quelle casalinghe, un gol ai tifosi giallorossi>>.
E ancora: << Ribadisco che sono venuto a Catanzaro per disputare un buon campionato e manterrò il mio impegno con tutte le forze. Quel che conta, comunque, è vincere.>> Comincia alla grande, dunque, la stagione del Catanzaro. Nell’ambiente c’è molta soddisfazione ma tutti credono che si tratta solo di una normale vittoria, una come tante. E di Mammì che dice la gente? <<Un bel gol>>. E niente di più. Nessuno immagina la grande bella favola che è appena cominciata.
Dopo il brillante esordio in campionato, il Catanzaro è chiamato ad una pronta riconferma ad
Arezzo.
In Toscana, a differenza della gara calabrese con il Novara, per questo secondo appuntamento dei
giallorossi c’è un bel sole e fa un caldo da fare invidia a Copanello. Sugli spalti sono presenti ben
5.000 spettatori, con una folta e rumorosa rappresentanza giallorossa. Giungono ad Arezzo, infatti,
molti dei tanti studenti universitari catanzaresi residenti a Firenze e Pisa. Con loro, c’è anche il
sindaco avv. Francesco Pucci. Non è un esodo di “ultras” ma un appuntamento tra amici con il
vago sapore della scampagnata. Manca solo “u murzeddu”.
La partita si presenta difficile, anche perché alla guida dell’Arezzo c’è l’ex mister giallorosso Dino
Ballacci, uno che, a Catanzaro si sa, è capace di sfornarti chissà quale sorpresa. Inoltre, nella
squadra toscana, c’è un gran numero di buoni giocatori e altri due ex, il centrocampista Farina e il
forte stopper Tonani, uno tosto che a Catanzaro aveva fatto epoca e che nell’estate 1969 era stato
ceduto alla squadra toscana in cambio di Benedetto per chissà quale motivo. Quasi ex sono
considerati anche Pupo, Parolini e Galuppi, che hanno giocato con buon rendimento in Serie C nel
Crotone.
Nel Catanzaro non c’è il pezzo pregiato Busatta, sostituito nel ruolo di mediano da Banelli con
l’inserimento in formazione nel ruolo di terzino destro dell’esperto Marini, nuovamente titolare e
capitano. Il resto dello schieramento, invece, ricalca esattamente quello visto all’opera, con ottimi
risultati, nella partita d’esordio.
La squadra di Seghedoni si dimostra subito in grado di tenere testa agli avversari. Già al 7°, infatti,
va a segno con Braca, ma l’arbitro annulla il gol ai più apparso regolare. Il primo tempo si chiude
sul risultato di parità, poi, nella ripresa, ecco verso la mezzora la svolta dell’incontro: Arturo
Bertuccioli estrae dal mazzo un tiro da 25 metri che come telecomandato s’insacca
imparabilmente. E’ il gol della vittoria, meritata e indiscutibile, al termine di un’ottima gara.
Sulla prestazione di Angelo Mammì la “Gazzetta del Sud” scrive: “Buon dribbling, idee chiare,
ottimo fiuto della rete”. Niente male, come giudizio…
Due partite, quattro punti, dunque, e Catanzaro nel gruppetto di testa. Se son rose, fioriranno,
commentano i tifosi giallorossi.
Seghedoni, da parte sua, non si esalta: probabilmente è ben sicuro che il suo lavoro darà buoni
frutti. Il mister, per il momento, non pensa a festeggiare. Ma pensa di già alla partita seguente. Con
una vittoria del suo Catanzaro, la classifica avrebbe potuto regalare davvero una grande sorpresa…
E arriva la tanto attesa terza giornata. Settembre se n’è andato e il calendario segna il 4 ottobre.
Che brutto settembre, quel settembre. Era stato il cosiddetto “Settembre nero”: le truppe di re
Hussein avevano fatto strage dei fedayn palestinesi che in pratica avevano creato uno stato
parallelo in Giordania. Dopo quel primo “Settembre nero”, ne sarebbero venuti degli altri. In triste
e sanguinaria sequela.
Anche in Italia si vivono giorni bui. Per non essere da meno in un panorama internazionale dove si
semina morte e terrore (ieri come oggi), sono ormai iniziati i cosiddetti “Anni di piombo”, la lunga
stagione del terrorismo “nero” e “rosso”, stagione “nera” di lutto e “rossa” di sangue, che si
protrarrà addirittura nel decennio seguente. Attentati, gambizzazioni, bombe, omicidi. E
manifestazioni dove gli scontri con la polizia sono all’ordine del giorno. Nelle piccole province,
lontane dalle grandi cronache, per fortuna il clima di terrore che si vuole instaurare (e che si
instaurerà) nella nazione è un po’ più flebile. Si vive anche d’altro. E nell’altro c’è anche il
pallone. Così anche a Catanzaro.
Ospite di turno, in questa prima domenica d’ottobre, una domenica chiara e dal cielo terso, dal
leggero venticello e con un pallido sole, è il Pisa. La vigilia non è come le solite: la squadra
giallorossa in due gare ha conquistato quattro punti e c’è nell’aria, sentono i tifosi, qualcosa che…
qualcosa che ancora è meglio non cercare di spiegarsi.
Dopo le due vittorie consecutive, al “Militare” gli spettatori raddoppiano di colpo. Qualche
incredulo alza il sederino dallo sgabello di casa e sgambetta verso lo stadio. Dai 3.000 con il
Novara si passa ai 5.500 presenti contro i nerazzurri toscani.
Nel Catanzaro rientra Busatta mentre è indisponibile per infortunio Bertuccioli, l’autore del gol
vincente nella precedente trasferta di Arezzo. Seghedoni lo rimpiazza nel ruolo con Banelli che
comincia ad andare su e giù per la formazione, jolly super elasticizzato.
Contro il Pisa, come detto, l’attesa è tanta. Il Catanzaro, però, non ripete, dal punto di vista
spettacolare, la bella prova offerta nella partita inaugurale contro il Novara. Al 34° del primo
tempo, in ogni caso, la squadra giallorossa pensa bene di portarsi in vantaggio. Corner dello
specialista Braca, uscita a vuoto del portiere, Mammì calcia verso la porta, sul secondo palo arriva
Banelli, di gran lunga il migliore in campo, che si esibisce in una bellissima sforbiciata,
indimenticabile e da cineteca del calcio. L’Adriano per antonomasia di Catanzaro, detto
“Banellino” per la giovane età e il fisico non certo alla Ursus, ne ha lasciato di ricordi belli! Vola
alto che pare andare più in alto di un grattacielo e quando arriva all’appuntamento con il pallone
sembra rallentare il volo per planare puntuale come un gabbiano che frena all’atterraggio
sull’acqua. Gli spettatori applaudono entusiasti per la prodezza, roba da spellarsi le mani. Con quel
gol, Banelli entra nel mio cuore di ragazzino con le stigmate del grande calciatore e non ne uscirà
mai più. Indimenticabile (forse) più che per lui, proprio per me (che al massimo lo stesso volo
avrei potuto farlo sul letto di casa o al mare d’estate quando tutti siamo acrobati e clow).
Non contento, al 42° del primo tempo ancora Banelli e ancora in plastico volo (evidentemente è
giornata), segna una rete simile alla prima. Corner ancora una volta di Braca, uscita a vuoto del
portiere, Mammì devia di testa sul secondo palo, arriva ancora Banelli che di testa insacca. Ma
l’arbitro, tra lo stupore generale, annulla per un inesistente fuorigioco dello stesso Banelli. Un vero
peccato perché sarebbe stata una doppietta irripetibile (e che, infatti, mai più arriverà).
Nella ripresa il Catanzaro non riesce ad esprimersi con un buon gioco. Finisce così che al 26° il
Pisa perviene al pareggio con un gran tiro da trenta metri di Burlando. Per fortuna l’arbitro annulla
anche stavolta per un fuorigioco passivo dell’attaccante nerazzurro Algarotti. Meno male. Il finale
di partita, comunque, è da cardiopalma, con i toscani che attaccano a tutto spiano e con il
Catanzaro che stringe i denti e riesce a resistere fino al 90°. Poi, quando finalmente arriva il
triplice fischio finale dell’arbitro, tifosi e giocatori giallorossi, sudati più per lo stress che per la
fatica, si abbracciano felici e soddisfatti. E inizia la grancassa dei giornali: il lunedì la “Gazzetta
del Sud”, in prima pagina, nello spazio dedicato allo sport, titola: “Il Catanzaro capolista a quota
sei”. Poi, all’interno, altri servizi e molti altri titoli: “Il Catanzaro stacca tutti”, e “Una vittoria
intensamente sofferta”, sono quelli che maggiormente risaltano.
Un articolo inizia con una sapiente sintesi della gara: “Vittoria, due punti, primo posto in
classifica, ma una brutta partita”. Ma della brutta prestazione non importa proprio a nessuno.
Quello che più importa è che dopo tre giornate di campionato il Catanzaro è primo in classifica a
punteggio pieno. Traguardo sul quale poche settimane prima nessuno si sarebbe giocato un caffé.
Se non Seghedoni, forse.