Di Adriano Macchione
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L’Italia parlò di noi…
Mammì su “Gente”
Naturalmente, dopo il gol del San Paolo, anche per Angelo Mammì si moltiplicano le interviste e gli autografi. L’Assessore allo Sport del Comune di Catanzaro gli spedisce un lungo telegramma personale di ringraziamento con molte altre sentite parole. Mammì, uomo umile, lo ritiene un bel riconoscimento. Della gara spareggio racconta che sì, un pensierino alla rete della vittoria l’aveva fatto, eccome: <<Dopo la partita di Bologna non riuscivo a capire con quale animo saremmo scesi al San Paolo, credetemi che cercavo d’incontrare gli sguardi del mister per capire se potevamo arrivare al traguardo. Poi iniziano i discorsi per caricarci e si capisce che quella partita può rappresentare una svolta decisiva per il Catanzaro e per la carriera di tutti noi. Ho pensato davvero al gol risolutivo>>. Naturalmente, per la sua semplicità d’animo e di carattere è incredibilmente incredulo: <<Il mio gol vale la promozione? Ma come crederci!>> Poi, scherza sulla miriade di autografi che gli è toccato firmare: <<Non mi era mai capitato di dover scrivere tanto, vuol dire che sono famoso.>> Mammì scherza ma, in fondo, davvero è diventato di colpo un personaggio. Si interessa a lui, addirittura, il settimanale “Gente”, fatto insolito per un calciatore di Serie B. Nell’intervista Mammì racconta la sua storia: <<Stavo per ritirarmi, per fortuna poi Seghedoni mi ha voluto al
Catanzaro>>. Un bel servizio, peccato che nella didascalia della foto della squadra, per indicare il centravanti del Catanzaro, è indicato Arturo Massari…
Un fulmine a ciel sereno
Che succede a Catanzaro? 29 giugno: con la città e l’intera regione ancora in fermento per la
strepitosa vittoria di Napoli e la seguente promozione in Serie A, ecco, come un fulmine a ciel
sereno, una notizia bomba. Esce con gran risalto e grandi titoli su tutti i giornali sportivi.
Seghedoni lascia il Catanzaro. Questa la notizia. Il tecnico aveva in mente questa decisione già da
tempo, in quanto maturata, come egli stesso dice, nella notte di domenica 20 giugno nella sua casa
modenese. I motivi? Tanti e legittimi. Lo vuole il Mantova, anch’esso neo promosso nella
massima serie, una società del Nord, più attrezzata del Catanzaro e capace di affrontare meglio la
Serie A mentre invece la squadra giallorossa è da svecchiare e non si sa con quali mezzi potrà
affrontare la nuova esaltante avventura. Poi, Seghedoni vuole andare avanti con la carriera e le sue
imprese in Lombardia possono venire meglio illustrate da una cassa di risonanza più appropriata
quale la stampa del nord. Infine, Mantova è molto vicina a Modena ed per quella destinazione che
tifano le due figlie dodicenni, questioni di affetti ed abitudini. Dall’altra parte della bilancia,
naturalmente, ci sono forti sentimenti di gratitudine ed anche di amore nei confronti della società
giallorossa, della squadra e dell’immenso pubblico. Un amore davvero sterminato. Seghedoni, al
momento di salutare il presidente Ceravolo dopo l’incontro conclusivo in cui gli ha annunciato
l’addio, ha pianto a dirotto. E’ ancora molto combattuto, una voce sembra trattenerlo dal profondo
del cuore, ma la ragione ha già accettato la nuova destinazione. Tanto che il tecnico spedisce una
lettera alla “Gazzetta del Sud” indirizzata ai tifosi. Li ringrazia ma li saluta.
Le ultime giornate del mister in città sono velate di una grande tristezza.
Ad una cena tra amici fanno un brindisi alle fortune sue e del Catanzaro e piange, con altri amici
parla del suo addio standosene seduto con la testa china e gli occhiali scuri sul naso per cercare di
trattenere o mascherare un nuovo velo di lacrime.
Poi, l’ultima notte, che si presenta ancora più drammatica per la mancanza dei sorrisi delle figlie
già in vacanza e della moglie già indaffarata a preparare la nuova casa. Un uomo “solo”, che cerca
di intrattenere il più possibile gli amici sotto una luna quasi irridente, ad un angolo di via,
incurante del freddo pungente. Passa qualche nottambulo, riconosce il mister, pigia il clacson per
salutare, ignaro comunica ancora gioia e altro amore. Nelle orecchie di Seghedoni, al freddo, nel
silenzio della notte, riecheggiano e rimbombano cori, urla, incitamenti, messaggi, preghiere,
esortazioni.
Una triste notte, con davanti “undici spettri in calzoncini e maglietta non rapidi e precisi come i
suoi giallorossi ma immobili come alberi sommersi dalla nebbia di un inverno padano…”.
Dopo il triste addio, i tifosi insorgono. Vogliono ancora il loro mister, lo vogliono i suoi giocatori,
lo vogliono i dirigenti e un Ceravolo deluso e amareggiato per il triste epilogo di un amore a prima
vista.
Come finisce la storia? Seghedoni, si sa, ha un cuore davvero grande e anche fragile davanti ai
sentimenti che gli pulsano forti nel cuore. Insomma, non resiste all’idea di abbandonare tanto
amore e infine resta, resta nella città che ormai sente la “sua” città.
Fine della storia, dunque, e tutti con lo sguardo ormai rivolto al prossimo campionato di Serie A.
Mentre nell’aria sembra risuonare la tromba triste di Luis Armstrong. Lui se ne va davvero. E per
sempre. A 70 anni, tromba sottobraccio, volta le spalle e se ne va. Davanti alla grande porta, si
volta per qualche secondo. Spruzza sul mondo due tre note jazz. Poi la grande porta si richiude. E
lì dentro, che musica ragazzi…
… Il Catanzaro è stato più di una semplice squadra di calcio. A questa gente, quali e quanti altri fatti del vivere “sociale” hanno regalato una così grande gioia e un così immenso orgoglio? Forse gli amministratori con un’opera degna di tale nome ogni dieci anni? I politici con i loro porti ed aeroporti, scuole e ospedali, strutture e infrastrutture, un’isola che non c’è, un viaggio al centro della terra? Forse gli intellettuali di mestiere che oltre il cortile o lontani da Corso Mazzini da pavoni narcisi e uccelli canterini diventavano boccheggianti e muti pesci d’acquario incapaci di trasmettere la realtà e i bisogni di un popolo? Vai tra la gente calabrese ormai vecchia delle birrerie di Germania o delle miniere del Belgio, vai tra quelle dei canguri di Australia o delle pizzerie di “Brocculino”, vai tra quella delle nevi del Canada e della povera Argentina, e chiedi, cosa ricordi della Calabria, chiedi che tutti ti risponderanno, dopo un attimo di riflessione, <<Il Catanzaro>>…
a.m. (da “Aquile Alé”, n. 2, giugno 97)
La campagna acquisti in vista della Serie A
I festeggiamenti per la promozione del Catanzaro durano naturalmente per tutta l’estate. E mentre i tifosi festeggiano, la dirigenza butta l’occhio al nuovo campionato e si premura per la campagna acquisti-cessioni. Tra i “padroni del vaporetto” (termine coniato in antitesi ai “padroni del vapore” del Nord) nessuno perde la testa, figurarsi Ceravolo. La società, anche in vista del difficilissimo campionato di Serie A, non cambia di una virgola la sua antica e consolidata politica: nessuna spesa folle per il rafforzamento della squadra, pochi acquisti ma buoni. Inoltre, nel programma societario, è previsto il lancio di qualche nome nuovo, con la solita speranza di azzeccare il colpo grosso, sia dal punto di vista tecnico che da quello di un possibile buon ritorno economico per le casse giallorosse. Giungono così a Catanzaro elementi che sicuramente non sono dei campioni affermati. Tutti però hanno credenziali più che buone e con un po’ di fortuna, chissà, Ceravolo potrebbe ancora una volta trasformare in oro quello che tocca. La solita storia del Re Mida eccetera eccetera… Eccoli i nuovi giallorossi: Spelta, Monticolo, D’Angiulli e Zuccheri. La gente impara i nomi e li pronuncia tutti di seguito, attaccati l’uno all’altro, come se fossero un nome solo. Nell’entusiasmo generale si dà per certo che se sono approdati al Catanzaro sono grandi giocatori, a nessuno passa in mente se siano bravi o meno. Alberto Spelta, 29 anni, milanese di Lodi, gioca ala destra o centravanti ed è un lungagnone dal viso spigoloso, scavato, di colorito quasi d’ebano, capelli sempre spettinati e ricci a boccoli, fisico ossuto, gambe scarnite, che quando corre sembrava perfino ingobbito. Proviene dal Modena, nelle cui fila nell’ultimo campionato ha vinto la classifica dei cannonieri a pari merito con il promettente attaccante del Como Magistrelli con 15 reti (non molte, ma sono anni di carestia per tutti, anche in Serie A, in tempi in cui le squadre giocano ancora per lo 0-0 e si premuniscono in tutti i modi possibili ed immaginabili per non prendere gol). Ceravolo fa davvero un affare: in cambio dà Musiello che sopravvaluta con l’aggiunta di un conguaglio che non è proprio un tesoro. Luciano Monticolo, 26 anni, di Trieste, terzino destro, è acquistato dal Napoli nelle cui fila ha giocato con buoni risultati in Serie A. E’ pagato la misera cifra di 30 milioni, quotazione di un giocatore di Serie C, quando invece ne vale almeno il triplo. Sembra un’esagerazione, ma un motivo c’è, alla base di questa mediocre valutazione, e ben presto sarà scoperto. Giampiero D’Angiulli, 26 anni, milanese di Cormano, terzino sinistro, arriva dal Monza in cambio dell’indigesto Bartoletti (da Seghedoni) più conguaglio. I suoi ormai ben noti baffoni, ne fanno una specie di icona, al di là dei meriti prettamente calcistici. Sergio Zuccheri, 21 anni, emiliano di Noceto in prov. di Parma, 21 anni, terzino destro o mediano, arriva in cambio del vecchio capitano Franco Marini più conguaglio dalla Reggiana, squadra con la quale ha trionfato nel proprio girone nell’ultimo campionato di Serie C. Alto e aitante, biondino e con la barbetta, è studente universitario, una novità, per il Catanzaro. Questi giocatori sono acquistati nella prima fase di mercato, al “Gallia” di Milano. C’è da sottolineare che nessun conguaglio sborsato dal Catanzaro è di grande entità. Insomma, si fanno le nozze con i fichi i secchi. Il bello è che le nozze riescono, eccome. Nel senso che nessuno dei giocatori acquistati nel mercato estivo delude le attese, anzi, qualcuno va anche al di là di esse. Purtroppo chi non andrà affatto bene sarà Monticolo, ritenuto invece in partenza l’acquisto più “sicuro” dal punto di vista tecnico, in quanto proveniente dalla Serie A, dal Napoli. Al Catanzaro costa una bazzecola. Il perché lo spiega lo stesso Seghedoni: <<Monticolo diventa giallorosso in virtù dell’estrema squisitezza dell’ing. Ferlaino, il quale nei saloni del Gallia andava ripetendoci che intendeva fare un regalo al Catanzaro. Io, da parte mia, ho scelto Monticolo perché credo che sia un ottimo difensore>>. E in effetti, come detto, dal punto di vista economico, si tratta davvero di un regalo, in quanto Ceravolo spende poco meno di 30 milioni per l’acquisto del forte terzino che, quotazioni alla mano, ne vale, come minimo 100. Possibile che nel calcio si fanno regali? Pare di sì. E a Catanzaro ci credono. Ma quello che doveva essere un regalo, si rivelerà ben presto una solenne fregatura (che chissà se fu data da Ferlaino consapevolmente…). Immediatamente dopo la prima fase della campagna acquisti-cessioni, nel corso del mercato dei Semipro di Viareggio, arrivarono dal Crotone (Serie C) Luciano Bertoni, di Collebeato (BS), 29 anni, portiere e Angelo Seghezza, di Genova, 25 anni, tornante o mezzapunta. I due sono acquistati per fungere da riserve. Partono invece Romeo, Barone e Massari. I primi due finiscono al Crotone mentre Massari è ceduto al Frosinone in Serie C. Qualcosa di più, la meritava di certo. Ma davvero non si è riusciti a trovare di meglio. Alla fine della campagna acquisti, nel Catanzaro i confermati della “vecchia guardia” sono Pozzani, Silipo, Benedetto, Busatta, Gori, Banelli, Mammì, Franzon, Braca, Bertuccioli, Ciannameo e, inizialmente, anche Barbuto. La nuova formazione, sulla carta, è la seguente: Pozzani; Monticolo D’Angiulli; Benedetto Silipo Busatta; Gori (o Spelta) Banelli Spelta (o Mammì) Franzon Braca. Le riserve sono il 12° Bertoni, Barbuto, Zuccheri, Bertuccioli, Ciannameo, Seghezza e l’escluso del ballottaggio Gori-Mammì. Proprio questo ballottaggio è il dilemma dell’estate: chi avrebbe fatto da spalla tra i due al neo acquisto Spelta, per certo titolare? Meglio un tandem con Gori ala destra e Spelta centravanti o uno con Spelta ala destra e Mammì centravanti? Difficile scegliere e nemmeno la tifoseria sa esprimere preferenze. “Ghirigori” Gori è un furetto imprendibile e un piccolo idolo locale, Mammì è colui che ha segnato a Napoli, ha segnato tante altre reti importanti e bisognava essergli grati. Chi l’avrebbe spuntata tra i due amici concorrenti?
L’idolo è Spelta
Il giocatore che più suscita attenzione tra i nuovi arrivati è l’ala-centravanti Alberto Spelta, un
atleta con alle spalle una già lunga carriera consumata in Serie A e (in modo particolare) in Serie
B. Sul “Corriere dello Sport” anche il grande Ezio De Cesari, all’interno di un brillante articolo su
tutte le squadre probabilmente in lotta per non retrocedere, dice la sua sulla nuova formazione
giallorossa. Il suo parere positivo è già tutto nel titolo che affermava categorico: “Catanzaro a posto se Spelta diventa la freccia del Sud”. Sin dal suo affacciarsi sulla ribalta del campionato di Serie A nel campionato 1964-65 nelle file del Varese, Alberto Spelta era stato soprannominato “Jair bianco”, per la forte rassomiglianza tecnica con l’ala destra brasiliana, a quel tempo nell’Inter euromondiale considerato un asso di livello internazionale. L’arrivo di Spelta in giallorosso è caldeggiato da Seghedoni, che è di Modena, e ha dell’attaccante referenze fresche e particolareggiate. Inoltre, per Spelta parlano le 15 reti che ne hanno fatto il capocannoniere del campionato (seppur a pari merito con l’atalantino Magistrelli). Dice Seghedoni: <<Si ricordi che sul mercato Spelta aveva una quotazione di 150 milioni. Noi, mettendo sul piatto della bilancia Musiello, abbiamo speso molto meno>>. Insomma, un affare di quelli soliti di Ceravolo. Tanto più se si pensa che il povero Musiello fallisce miseramente e a novembre è ceduto dal Modena addirittura in Serie C all’Ascoli. Vincerà il campionato, certo, ma la fortuna gli passerà di nuovo davanti e con la manina gli fa “by by”: non sarà confermato dalla società marchigiana e finirà la carriera in Serie C. L’acquisto di Spelta, anche se sulla carta obbiettivamente non è proprio il massimo delle aspettative, è accolto subito bene dalla tifoseria catanzarese, che ormai permanentemente entusiasta per i grandi momenti vissuti, di tutti i nuovi acquisti (persino di Seghezza!), immagina grandi imprese e formidabili giocate. In verità c’è da dire che realmente Spelta si rivela immediatamente un autentico grande giocatore. Ma si rivela soprattutto un grande uomo, dal gran cuore e da un incommensurabile spirito di bandiera. Diventa l’idolo dei tifosi e il “giocatore simbolo” della squadra. Ancora oggi indimenticato protagonista di quei tempi memorabili. Oggi ormai una leggenda. E pensare che Spelta stava per diventare reggino. Nella precedente estate, infatti, l’attaccante era stato ceduto (con un conguaglio in aggiunta) dal Mantova alla Reggina in cambio del furetto Toschi ma la società amaranto aveva poi preferito girarlo al Modena in cambio del giovane Merighi. Un centravanti, quest’ultimo, ritenuto una promessa ma che poi non esploderà come nelle attese, tanto che durerà di più, ad alto livello, proprio il “vecchietto” Spelta. Scherzi del calcio, folletto incomprensibile. Ma non è il solo Spelta, in casa giallorosa, a calamitare l’attenzione dei tifosi giallorossi. I riflettori sono puntati, naturalmente, anche sugli due acquisti “importanti” del nuovo Catanzaro, entrambi debuttanti in Serie A, Sergio Zuccheri e Giampiero D’Angiulli. Seghedoni, a proposito di Zuccheri così si esprime: <<E’ un elemento scattante e veloce: posso tranquillamente affermare che il ragazzo mi soddisfa moltissimo; lo si può senz’altro paragonare a Busatta. Ce lo siamo assicurato anche per una questione tecnica: consentire cioè a Banelli di essere utilizzato nel suo vero ruolo di mediano-mezzala>>. D’Angiulli, da parte sua, è vecchia conoscenza degli sportivi catanzaresi, specialmente dei sostenitori dell’idoletto locale Gori che, nelle sfide con il Monza, era stato sempre il suo diretto avversario. In Serie B il difensore era stato sempre uno dei pochi a non farsi abbindolare dai dribbling dell’aletta giallorossa. Cosa che, per i tifosi, era da sola un’ottima referenza per il nuovo terzino sinistro giallorosso. Inoltre, c’era un altro ricordo abbastanza indigesto. Viene in mente il famoso Catanzaro-Monza dell’ultimo campionato. Era stato D’Angiulli a scendere sulla sinistra e a crossare quell’infido pallone che, raccolto in rovesciata da Mondonico, aveva beffato Pozzani a pochi minuti dalla fine, facendo tremare tutta una città al pensiero di una Serie A che sarebbe potuta sfuggire. Bello scherzo, il nostro D’Angiulli…