Di Adriano Macchione
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Gli spareggi: si comincia con Atalanta-Bari
Dunque, Atalanta, Bari e Catanzaro devono disputare gli spareggi (comprese in un girone
all’italiana), per stabilire le altre due squadre destinate a fare compagnia al già promosso Mantova
nel passaggio in Serie A.
Il primo spareggio si gioca a Bologna tra Atalanta e Bari e si conclude con una meritata vittoria
dell’Atalanta che così si spiana la strada verso la promozione. Ai bergamaschi per festeggiare
basta, a questo punto, un pareggio contro il Catanzaro. Protagonisti in negativo nella prima gara
degli spareggi diventano i tifosi del Bari che sugli spalti scatenano un putiferio. Al 24° della
ripresa l’arbitro Monti di Ancona, con l’Atalanta meritatamente in vantaggio per 2-0, è addirittura
costretto a sospendere la gara. In un crescendo di violenze, piovono sul terreno di gioco oggetti di
tutti i tipi: lattine, pietre e altro. Un brutto spettacolo per una partita di così rilevante importanza. Il
G.S. conferma naturalmente il risultato dato dal campo e squalifica il terreno di gioco del Bari per
quattro giornate da scontare nel campionato seguente. Per il Bari, indubbiamente una pagina nera.
Per l’Atalanta, invece, è la prima bellissima tappa di un viaggio che infine la porterà in Serie A.
Un’Atalanta – Catanzaro da incubo
La prima partita degli spareggi tra Atalanta e Bari a Bologna, costellata dai brutti incidenti causati
dai tifosi del Bari, fa scatenare, come vedremo, i moralisti del nord.
La seconda partita in programma vede in campo, sempre sul neutro di Bologna, Atalanta e
Catanzaro. Ai bergamaschi basta un punto, come già detto, per brindare alla Serie A, punto che in
definitiva potrebbe accontentare anche il Catanzaro al quale poi basterebbe pareggiare con il Bari
per conquistare la promozione.
“Il Catanzaro al primo appello” titola la “Gazzetta del Sud” del 22 giugno, a due giorni dalla
partita. L’attenzione del giornale, poi, è puntata anche sul comportamento della tifoseria
giallorossa: “Attesa una prova di gran civismo e di maturità sportiva da parte dei tifosi calabresi”.
Nell’articolo, di Manlio Galimi, segue poi una lunga dissertazione polemica sulla stampa del Nord,
in particolare nei confronti de “L’Eco di Bergamo”, che pochi giorni prima ha scritto peste e corna
sui tifosi del Bari, autori degli incidenti durante e dopo la prima partita Atalanta-Bari: “un grosso
interrogativo sovrasta ogni altra impressione dell’opinione pubblica, sportiva e non sportiva,
bolognese e nazionale. L’interrogativo è se quello in competizione sarà un torneo di calcio o di
cazzotti, una manifestazione sportivamente accettabile o ripugnante, uno spettacolo degno delle
attese di milioni di calciofili disseminati in tutta Italia o una rissosa gazzarra giocata non sul
rettangolo verde ma sugli spalti da gente che cerca ogni pretesto per liberare la propria triviale
violenza contro tutto e contro tutti”.
E nel seguito: “Leggiamo con piacere quanto ha scritto Mario Gismondi sul suo giornale, che è il
quotidiano di Bari: “Vergognoso spettacolo inscenato da una masnada di mascalzoni!”. E’ questa
un’altra riprova dell’onestà professionale della stampa del Sud, alla quale il giornale che esce a
Bergamo ha rivolto gratuite, ringhiose, malevoli accuse che sanno più di trita cafonaggine che di
altro. “Da Roma in giù – si legge nell’editoriale dell’Eco di Bergamo – la stampa disinforma e non
educa; è una stampa campanilistica che si riallaccia all’epoca Garibaldina”. A quel facile
moralista da due soldi, inattendibile perché non si documenta, passibile di essere denunciato per
il reato di diffamazione e per mancanza di qualsivoglia etica professionale, manderemmo un
fascio di giornali del Sud, compreso quello barese. Anche se ciò non servirebbe a nulla, dato
l’intento editoriale razzista di quell’ineffabile estensore, avendo per scopo precipuo quello di
additare nel Catanzaro un nuovo pericolo di terrificante teppismo, per il quale si chiederebbe, a
mo’ di alibi, un’ampia protezione in favore dell’Atalanta da parte degli organi federali, arbitrali e
in definitiva di tutta l’opinione pubblica. Ma il Catanzaro e il suo pubblico non hanno bisogno di
alcuno insegnamento di tal genere, per mentalità radicata, per innato senso del civismo, per una
superiore interpretazione dei valori dello sport, infine per la dimostrazione offerta in recentissimi
episodi agonistici attraverso le gare di Firenze (doppio derby calabrese) e di Livorno, dove
migliaia di fans giallorossi non hanno mai fuorviato dai giusti binari del tifo e si sono semmai
inchinati a verdetti contrari e deludenti”.
Sempre nello stesso articolo, c’è infine una descrizione del tifo catanzarese: “Decine di auto
tappezzate di colori giallorossi sono giunte, alla vigilia, da moltissime località dell’ Italia, ma la
gran massa dei tifosi, valutabile in non meno di diecimila, giungerà nella giornata di domani”.
Piccoli racconti di una grande attesa
Proponiamo di seguito un particolare articolo della “Gazzetta del Sud” alla vigilia della prima
partita di spareggio. E’ curioso, divertente e anche dimostrativo di come andavano le cose nel clan
catanzarese in questo finale di stagione: “Tra Firenze e Bologna, nel corridoio del vagone-letto
che cominciava ad animarsi, il ritornello dei giallorossi è sembrato perfino monotono: <<Ci sarà il mister alla stazione?>> E poi qualcuno che si è azzardato a dire che Seghedoni stava tranquillamente riposando nell’albergo, attendendo lì la squadra, è stato convenientemente redarguito dalla maggioranza. Il ritornello, quindi tornava quasi… come se dalla presenza dell’allenatore sul marciapiedi della stazione dipendesse chissà quale evento. Franzon e compagni, insomma, sembravano tanti ragazzini di ritorno dalla colonia estiva, che attendono l’abbraccio di mamma e papà con tanto di effusioni e convenevoli. Il sergente dal cuore d’oro non ha tradito l’ansia… degli uomini, alcuni dei quali con tanto di moglie e figlie: Seghedoni, infatti,
era lì sul marciapiede sette, ad attendere i suoi pupilli (…). I giallorossi (…) non lo vedevano da
diversi giorni ed è stato come se fosse venuta meno una parte della loro vita, anche se il buon
Umberto Sacco ha fatto di tutto per farli stare a proprio agio sia nel ritiro di Copanello e sia
durante il viaggio (…). Seghedoni, ad ogni modo, proprio nel momento in cui i giocatori hanno
messo piede nella stazione, ha nuovamente impugnato il… bastone del comando. Si è messo infatti
alla testa del gruppo per guidarlo fino all’albergo, pochissimo distante (…) Il primo scambio
tuttavia lo ha avuto con Sacco, che evidentemente gli avrà riferito sugli ultimi due giorni e sulla
condizione psico-fisica della squadra (…). Giunti in albergo, quindi, i giallorossi hanno fatto
colazione per poi chiedere la prima passeggiata in città per il semplice motivo dell’acquisto nel
solito negozio alla moda dove, secondo loro, i prezzi sono accessibili. Tra la scelta di una
maglietta e la prova di pantaloni all’ultimo grido, si è fatta l’ora del pranzo che si è consumato
nello stesso albergo, nonostante fosse previsto diversamente (…). Poi quasi tutti a nanna per un
breve riposino in quanto Seghedoni aveva dato appuntamento per le 15,45 in una saletta dello
stesso albergo (per discutere della partita, p.s.). Le parole di Seghedoni hanno fatto l’effetto
giusto, visto che sono usciti dalla stanzetta alquanto preoccupati. A distrarli poco più tardi, è stato
un western che ormai costituisce una tradizione delle partite delle vigilie del Catanzaro; un tipo di
film che peraltro Seghedoni sceglie per gli effetti… di carica morale, che produce, sempre che i
giallorossi entrino nella parte del…pistolero che vince sempre. Intanto la cena e una breve
passeggiata nei dintorni ha concluso questa vigilia di trepida attesa a una partita che per la sua
più marcata importanza dopo Atalanta-Bari, ha generato uno stato di incertezza dal quale sono
in molti a volersi liberare. E possibilmente con un sospiro di sollievo”.
La partita: una beffa a tre minuti dalla fine
E finalmente arriva il primo dei due gran giorni. Catanzaro e Atalanta scendono in campo agli
ordini dell’arbitro Pieroni di Roma. Sugli spalti, tanto tantissimo giallorosso. Sono presenti oltre
12.000 spettatori, dei quali ben 8.000 tifosi del Catanzaro, 3.000 partiti con un treno speciale e il
resto giunti a Bologna con auto e autobus. La Calabria, insomma, si è mobilitata senza risparmio
di mezzi, soldi ed energie.
Seghedoni conferma l’undici già mitico che ha stracciato a Catanzaro il Brescia con la sola
variante di Braca che gioca dall’inizio al posto di Ciannameo destinato alla panchina.
La partita balla sul filo del rasoio, dal punto di vista nervoso, per entrambe le squadre e per
entrambe le tifoserie.
Un pareggio va bene a tutti, ma la paura di un colpo a sorpresa è però tanta su entrambi i fronti.
Il primo tempo si conclude con uno placido 0-0. Nella ripresa al 7° Ciannameo sostituisce Silipo
ma sul campo non succede niente di nuovo, con la partita che s’incanala verso la conclusione con
un pareggio atteso ormai da tutti. Si avvicina il 90° e sugli spalti è una sola festa. Ma ecco, a tre
minuti dal termine, il patatrac: un quasi innocuo cross scagliato verso l’area da molto lontano dal
terzino atalantino Maggioni finisce incredibilmente nella rete di un imbambolato Pozzani che pare
sciupare tutto quello che di buono ha fatto in un intero campionato. Esultano gli atalantini ma non
più di tanto (anche perché hanno ormai in odio i baresi) e si disperano i giallorossi e i loro
correttissimi tifosi. Finisce 1-0 e c’è da piangere davvero.
A quel punto, per il grande sogno della Calabria sportiva, tutto è rimandato a quell’unica restante
sfida tra Catanzaro e Bari in quel di Napoli.
Mammì, da parte sua, mastica amaro: <<Io sto lì per fare il gol. Verrà pure il momento buono>>, dichiara alla stampa. Mastica amaro e sogna.
All’alba un viaggio per Napoli: appuntamento con la All’alba un viaggio per Napoli: appuntamento con la Serie A.
Eravamo partiti presto, all’alba in viaggio per Napoli, in un’alba silenziosa e quieta che andava schiarendo velocemente le ultime residue ombre della notte per trasformarla, in breve, nei colori sempre più vivi trasformarla, in breve, nei colori sempre più vivi del giorno. E dovevate vederle, sullo sfondo del mare, lontano, lì oltre i muretti delle antiche strade che da tutti i paesini di Calabria scendono a valle, dovevate vederle le bandiere giallorosse, gli striscioni e le strisce e i vessilli garrire nel vento dei finestrini, con un rumore come di eliche, dovevate vederle, quant’erano, e come ci si trovava pian piano ai bivi o agli incroci sempre di più, con auto, furgoni, persino camion e lambrette, di più, sempre di più, e poi sull’autostrada interminabile fila, dovevate vederle quante e che belle quelle bandiere nel vento. E il sole oltre la collina era ormai sorto, e anche i suoi raggi, in quel mattino colorato di giallo e di rosso, avevano quello stesso colore. Non voglio ricordare o fare la conta di quanto tempo è passato. assato. Di certo erano quattordici gli anni che avevo, il quarto ginnasio e la scuola finita, altino abbastanza e magrino come lisca di pesce, una ragazzina e io che passavo per ore sotto al suo balcone, e poi le formazioni del Catanzaro mandate a memoria, e le figurine sempre d’appresso, manco se fosse il Santos questo tuo Catanzaro, diceva qualcuno, e poi non gioca nemmeno in Serie A. Ma quel giorno Napoli era lì, ormai a due passi, e al S. Paolo c’era il Catanzaro, a giocarsela la Serie A, contro il Bari, noi i poveracci, loro uno squadrone, la solfa è sempre la stessa, d’allora sempre la stessa, se vinciamo andiamo in Serie A, ma vai a vincerla questa partita… E urlavo come solo un ragazzino di 14 anni sa urlare, sulle scalinate del grande S. Paolo. Forza ragazzi, para tutto Pozzani, randella Marini, corri Busatta, scendi Banelli, forza ragazzi che ce la facciamo. Ed eccolo Gori, che salta come un fringuello, ecco Mammì che incorna di testa, è gol, è proprio gol, il Catanzaro gol, è proprio gol, il Catanzaro è in Serie A.In tribuna, un poco più in là, ecco Ceravolo il Presidentissimo, dovevate vederlo, i salti di gioia, un urlo a malapena strozzato: <<Serie A, Serie A>>. E dovevate vederle, le bandiere giallorosse, garrire nel vento. Quanto tempo è passato? Niente. Nessun tempo è passato. Il tempo lì si è fermato…
a. m. (dal volumetto dei “Club Riuniti”
in occasione del “I° Premio Nazionale Nicola Ceravolo”