Di Adriano Macchione
Clicca qui per le puntate precedenti
L’eroe non c’è
Dopo la splendida vittoria sulla Juve, il Catanzaro si reca a San Siro ospite dell’Inter. I nerazzurri,
Campioni d’Italia uscenti, occupano il quarto posto in classifica con 21 punti insieme alla Roma,
alle spalle delle capoliste Milan e Juve a quota 24 e del Cagliari a 22. I rossoneri, battendo a San
Siro il Varese, grazie allo scivolone della Juventus a Catanzaro, hanno raggiunto i bianconeri in
testa alla classifica. Rocco, Rivera e soci ringraziano. Seghedoni, per l’incontro con l’Inter, deve
fare a meno proprio dell’eroe Mammì, sostituito con Gori che ne rileva il posto in squadra ma
scende in campo con la maglia n. 7 mentre la n. 9 passa a Spelta. Sugli spalti è presente una
moltitudine di tifosi giallorossi giunta da tutto il Nord Italia e anche da Francia, Svizzera e
Germania. Roba da riempire d’orgoglio Ceravolo e i suoi ragazzi. Potenza del tifo, molti tra i tifosi
del Catanzaro credono che, dopo l’impresa con la Juventus, la squadra giallorossa, si potrebbe
ripetere anche a San Siro. Magari, addirittura vincendo un’altra volta. Il primo tempo scivola via
con il risultato fermo sullo 0-0, con un bel Catanzaro che tiene magnificamente il campo. Rilievo
che fa crescere il numero di coloro che sperano di farla franca davvero. In avvio di ripresa, però,
già al 2° di gioco, arriva la doccia fredda: Mazzola fa tutto da solo, salta giallorossi come birilli e
batte Pozzani. La speranza diventa neve al sole. La reazione del Catanzaro arriva, eccome. La
squadra giallorossa, ancora una volta, dimostra di essere ben viva e capace di tenere bene il campo
contro qualsiasi avversaria. Purtroppo, però, la reazione non porta a nulla di concreto. Poi, a dieci
minuti dal termine, un “fattaccio”. Dalla tribuna vola in campo un’arancia indirizzata all’interista
Mariolino Corso, non certo per dissetarlo. Mazzola si china per raccoglierla ma nello stesso istante
è colpito anche lui da un altro oggetto, una bottiglietta di vetro. Rimane accasciato al suolo,
sanguinante. Poi riprende a giocare, vagolando per il campo. Il resto non ha storia e finisce con
una sconfitta del Catanzaro, forse immeritata. Fine del piccolo sogno: passarla liscia a San Siro,
dopo aver battuto la Juve, sarebbe stato troppo bello.
Negli spogliatoi, l’argomento di discussione diventa la famigerata bottiglietta. Siccome il fattaccio
è stato naturalmente raccontato per radio, Mazzola telefona immediatamente alla madre per
tranquillizzarla. Il “Corriere dello Sport” riporta il contenuto della telefonata. Qualcuno tra i
dirigenti dell’Inter dice che Mazzola ha rischiato la vita perché se la bottiglietta lo avesse colpito
qualche centimetro di qua o di là avrebbe potuto ammazzarlo. Inutili orpelli dialettici da libro
“Cuore”.
Il servizio d’ordine dell’Inter Club, a fine gara, ferma due – tre giovani indicandoli come gli autori
del misfatto. Invece, sono innocenti come bimbi alla fonte battesimale e così sono immediatamente
rilasciati dai veri tutori della legge. Ma non mancano, su qualche giornale, gli articoli di elogio per
l’organizzazione di questa specie di “corpo poliziottesco aggiunto”, per questi “vigilantes”
rappresentati come un gruppo di eroi. Il vero colpevole, invece, lo indica un signore milanese: è un
ragazzo in divisa e per divisa s’intende carabiniere o poliziotto. Non sarà mai identificato. Lo
stesso signore chiama in causa anche Angelo Mammì che, in tribuna, era a pochi passi dal
lanciatore e che avrebbe visto la scena. <<Non coinvolgetemi, non ho visto niente>>, dice il
centravanti giallorosso ai giornalisti. Ma la movimentata giornata non è ancora finita. All’uscita dello stadio sul pullman del Catanzaro si scatena una fitta sassaiola. Tutti i vetri vanno in frantumi. L’autista rimane leggermente ferito mentre i giocatori si riparano con i borsoni dalle schegge che gli volavano addosso. Storie di ordinaria follia. E meno male che accadono, viene da dire. Perché così la stampa milanese, al lunedì, non potrà sbizzarrirsi più di tanto contro i meridionali, perché con molta probabilità coloro che hanno teso l’agguato al pullman del Catanzaro non sono certo giovani di Copanello. Oltretutto, poco tempo prima, anche i tifosi della Juventus, sempre a San Siro contro l’Inter, si erano distinti nello show del lancio dell’arancio.
Denunciamoli, dice Prisco, lasciamo perdere, risponde Fraizzoli.
Per fortuna, la domenica giallorossa, infine, si conclude bene. Il Catanzaro, alla sera, è ospite alla
“Domenica Sportiva” di Alfredo Pigna, la trasmissione per antonomasia sul campionato, attesa e
vista da milioni di italiani. Prende la parola Ceravolo (emozionato), poi parla Seghedoni
(emozionato), chiude Mammì (emozionato). Per il Catanzaro, è una specie di battesimo ufficiale a
squadra importante a tutti gli effetti.
Al riconoscimento della “Domenica Sportiva”, però, si aggiunge nella settimana seguente un
“passo” del Guerin Sportivo che, tra il serio e il faceto, annuncia: “Vi riveliamo che Mammì non
ha giocato perché aveva il malocchio. Purtroppo a Milano non ha trovato nessuna maga in grado
di toglierlo. Guarirà a Catanzaro”.
In altre parole, quando Mammì deve giocare non lo stabilisce Seghedoni ma la fattucchiera. Anche
questo, devono sopportare i tifosi catanzaresi…
Quando una tregenda diventa leggenda
Che calendario! Dopo Milan, Juventus e Inter, ecco bello e pronto, per il Catanzaro, il Cagliari,
ospite al “Militare”. Insomma, le quattro squadre in lotta per lo scudetto, sfornate e spiattellate uno
dopo l’altra. La testa della classifica, prima della nuova sfida, presenta la seguente situazione:
Juventus 26 punti, Milan e Cagliari 24, Inter 23. Come dire, mica una passeggiata, con gli isolani a
caccia del secondo scudetto dopo quello conquistato appena due stagioni prima.
Tra gli ospiti c’è Sandro Vitali, un grande ex, che torna al “Militare” a distanza di qualche anno. E,
a proposito di ex, c’è naturalmente anche Manlio Scopigno.
Nel Catanzaro rientrano Mammì al posto di Gori e Silipo al posto di Pavoni. Faustino manca
addirittura dalla 4a giornata, un’eternità.
Con Milan e Juventus erano state due giornate piovose e fredde. Ma quelle, in confronto a questa
col Cagliari, diventano al paragone due splendide giornate. Stavolta, infatti, è un vero inferno: non
pioggia, ma tempesta di acqua e di grandine, non vento ma tifone, non freddo ma un clima
glaciale. Eppure, perdiana, sugli spalti ci sono tutti. Grandi meravigliosi tifosi giallorossi: 25.000
spettatori per uno stadio stracolmo ancora una volta. E per una giornata eccezionale, è eccezionale
anche il direttore di gara: arbitra Lo Bello, alla 299a partita in Serie A. Anche per Spelta è una
giornata particolare. La sua è la 100 partita in Serie A.
Dopo un primo tempo concluso sullo 0-0, la partita diventa epica nella ripresa. In un clima che
sarebbe piaciuto a Dante per la descrizione di uno dei suoi gironi, ecco cosa succede: al 20° va in
vantaggio il Cagliari con Brugnera più lesto di tutti a braccare un pallone vagante in area di rigore.
Palla al centro, passa qualche minuto, solito corner di Braca, deviazione di testa di Mammì e
Spelta di punta devia in porta: 1-1. Passano altri cinque minuti e il Cagliari usufruisce di un calcio
di punizione quasi a metà campo. Batte lungo Nenè per qualche compagno in area di rigore. La
traiettoria del pallone, invece, allungata dal vento, taglia fuori difensori e attaccanti e sorprende in
maniera evidente l’impacciato Pozzani che non sa decidersi se quello è un tiro o un cross. Il
beffardo tragitto del pallone finisce in rete ed è gol, 2-1 per il Cagliari. Il Catanzaro riprova
orgogliosamente a rimontare, ma non ci riesce, e si arriva così al 90°. Partita finita? Sentite cosa
succede all’ultimissimo secondo dell’ultimissimo attacco: Spelta, in area, serve l’accorrente
Busatta, affrontato da Tomasini. L’impetuoso mediano finisce a terra e si grida al rigore, ma il
glaciale Lo Bello resta immobile e la difesa allontana fuori dall’area di rigore. I rossoblu, però, non
fanno in tempo a gioire e i giallorossi e i loro tifosi a dannarsi. Il pallone ricade sui piedi di
Niccolai. Quest’ultimo potrebbe facilmente controllare il pallone e allontanarlo definitivamente
verso il centrocampo, ma inspiegabilmente, in tragicomico ping pong, come colto da un raptus, lo
scaglia violentemente verso la porta cagliaritana, proprio all’incrocio dei pali, dove Brugnera si
lancia in volo per respingere di pugno ed evitare al pallone di insaccarsi. Stavolta è il rigore più
evidente della storia del calcio. Chissà, forse Niccolai voleva spedirlo in calcio d’angolo e ha
sbagliato vistosamente mira, pensano tutti. Comunque sia, è rigore: limpido e ineccepibile. Piovuto
dal cielo con la pioggia.
90° esatto, dunque, il “Militare” è sotto una bufera di pioggia, grandine e vento. Spelta contro
Albertosi. Gigi Riva, che conosce Spelta sin dai tempi in cui giocava nel Fanfulla (la squadra di
Lodi) dice al suo compagno dove il “Jair bianco” è solito tirare. Seghedoni, in panchina, si mette
di spalle, non vuole guardare, e resta lì, con la testa tra le mani. Lo stadio è muto, il silenzio
spettrale. Spelta prende la rincorsa, il tiro è rasoterra, quasi lento ma precisissimo all’angolino,
dove Albertosi non potrebbe mai arrivare. E’ il gol del pareggio. Il “Militare” riprende vita. Partita
da leggenda. Come Catanzaro-Bari, come Catanzaro-Juventus. Indimenticabile.
Negli spogliatoi Niccolai piange a lungo, dice di avere sentito un fischio dell’arbitro che invece,
forse, era venuto dalla Curva. Questo, a suo dire, l’arcano di quell’imprevedibile tiro in porta…
E due!
Dopo l’epica partita contro il Cagliari, i giallorossi sono ancora di scena al “Militare”. E’ questo il
periodo di massimo splendore per il Catanzaro in Serie A, con una stupenda serie di grandi partite.
Nasce anche il primo club giallorosso, con presidente Guglielmo Papaleo, titolare della “Guglielmo
caffè”, un azienda che in seguito, fino ai nostri giorni, farà davvero tanto per il Catanzaro.
Questo Catanzaro-Sampdoria conferma il periodo di maggior fulgore della squadra di Seghedoni
in Serie A. Il mister ripropone lo stesso undici della settimana precedente, con la sola variante del
ritorno del cerbero Pavoni al posto dell’elegante Silipo. Il Catanzaro vuole vincere, deve vincere. E
attacca a tutto spiano. Al 27° è costretto ad uscire Busatta, infortunato, sostituito da Gori. Otto
minuti dopo, al 35°, il gol vincente. Segna Banelli alla sua maniera (è un lampo!) e lo stadio
esplode ancora una volta (è un tuono!). Cerca di reagire la Samp, ma la partita è ormai decisa.
Quando al 90° l’arbitro Gonella di Torino fischia la fine, i giallorossi si abbracciano contenti: il
periodo magico continua. Poi le radioline portano i risultati degli altri campi: hanno perso il
Vicenza e il Verona, quindi, per il Catanzaro, in classifica, è sorpasso. La nuova graduatoria dice:
Bologna 16 punti, Atalanta 15, Catanzaro 14, Vicenza e Verona 13, Mantova 11, Varese 6. Se il
campionato finisse dopo la gara con la Sampdoria, il Catanzaro sarebbe abbondantemente salvo.
Cos’è la felicità? Dopo “Tutto il calcio minuto per minuto”, arrivano i radiogiornali, detti in breve
dagli ascoltatori anziani figli della guerra, “’u comunicatu”. L’argomento del giorno dice che
Nixon è giunto a Pechino. S’incontra con Mao Tse-Tung. E’ una stretta di mano storica. Il mondo
sta cambiando? Qualcuno lo spera.
Pareggio di rigore
Un Catanzaro in gran spolvero affronta una trasferta non difficilissima, ospite del Varese ultimo in
classifica, staccato e praticamente già retrocesso. Oltretutto i varesini non hanno ancora vinto in
campionato una sola partita. Ne alcunché lasciava presagire la possibilità del lieto evento.
Assente Busatta, Seghedoni conferma in formazione Gori. Sugli spalti, come sempre nelle trasferte
al Nord, sono presenti moltissimi tifosi giallorossi emigrati al Nord.
Il Catanzaro comincia bene, tanto che al 4° il portiere Nardin salva il risultato con una portentosa
parata su Mammì. Poi, al 18° del primo tempo, la partita “facile” imprevedibilmente si complica.
Segna il Varese che si porta in vantaggio con Braida. Il Catanzaro, incitato a gran voce, cerca di
reagire. La prima frazione di gioco si conclude però sull’ 1-0 per i padroni di casa. In avvio di
ripresa, al 4°, Silipo subentra a Pavoni. Col passare dei minuti le possibilità di pareggiare per il
Catanzaro si allontanano sempre di più e sembra proprio che il Varese debba infine vincere la sua
prima partita. Ma, quando ormai i padroni di casa sono convinti di avercela fatta, ecco a quattro
minuti dalla fine che Gori ruzzola in area e l’arbitro Lattanti di Roma fischia il rigore. I varesini
protestano veementemente con l’arbitro Lattanzi. Ne fa le spese Giorgio Morini, espulso senza
mezzi termini. Nella curva e in tribuna qualche sciocco tenta l’invasione di campo. Sul dischetto,
ancora una volta, va Albertone Spelta, freddo e glaciale come sempre. Rincorsa, tiro e gol.
Finalmente è pareggio. Dopo una bella sudata (fredda). Poi, a fine partita, l’arbitro è assediato a
lungo nello spogliatoio dai tifosi varesini.
In classifica tutto resta come prima: vince solo l’Atalanta, pareggia il Bologna, pareggiano nello
scontro diretto Verona e Vicenza. Così, a dieci giornate alla fine, la situazione è la seguente:
Atalanta e Bologna 17 punti, Catanzaro 15, Vicenza e Verona 14, Mantova 11, Varese 7. Il
Catanzaro è sempre… salvo.
Giorni belli, per i quali ben si attanaglia la canzone del momento, “Erano i giorni dell’arcobaleno”,
vincitrice all’ultimo Festival di Sanremo, cantata da Nicola di Bari (che così bissa il trionfo
dell’edizione precedente). Altre canzoni che risuonano nelle orecchie, più delle altre, sono le
“Montagne verdi” di Marcella, riccioluta esordiente proveniente dalla Sicilia, “Piazza grande” di
Lucio Dalla e “Jesahel” dei Delirium, con firma di Ivano Fossati.
La grande occasione
Dopo l’ultima in classifica, il Catanzaro affronta la… penultima, cioè il Mantova. E’ una giornata di sole con ben 12.000 spettatori sugli spalti, a testimonianza che allo stadio ormai si va a prescindere dal nome dell’avversario di turno. Sulla panchina dei virgiliani, da tempo, non siede più l’allenatore Renato Lucchi, esonerato e a riposo forzato (ritornerà in pista la stagione seguente, come detto, proprio alla guida del Catanzaro). Seghedoni, assente ancora Busatta, riconferma la formazione di Varese, compreso il recuperato Pavoni. Obiettivo del Catanzaro, naturalmente, è il conseguimento di una vittoria importantissima nel cammino salvezza. L’avvio dei giallorossi è tambureggiante, grazie anche all’effetto di trascinamento di un pubblico su di giri. Al 6° l’arbitro Bernardis di Roma accorda un calcio di punizione dal limite a favore del Catanzaro. S’incarica di batterlo, come altre volte, lo specialista Spelta. Il pubblico della Tribuna Ovest ritma ripetutamente il grido solito in occasione delle punizioni di Albertone, <<è gol, è gol… è gol! è gol! è gol!>>, dove i primi due “è gol” sono scanditi lentamente, gli ultimi tre velocissimi e attaccati l’uno all’altro, e con il tono sempre più alto e imperioso. Il tutto ripetuto senza interruzioni prima e anche durante l’esecuzione del tiro. Mentre Spelta prende la rincorsa, l’urlo sale, poi parte il tiro e l’urlo cresce, è gol e l’urlo esplode. E’ il frammento più bello della partita, poi, concluso il primo tempo sull’1-0, il Catanzaro pensa di aver vinto la gara. E invece, nella ripresa, al 15° giunge inaspettata la secchiata d’acqua in faccia: pareggia per il Mantova Sauro Petrini (futuro giallorosso con Di Marzio e Sereni). Seghedoni a questo punto tenta il tutto per tutto, sostituendo un centrocampista, Banelli, con la punta alquanto spuntata Carella. Ma la partita ormai è segnata. Dopo quell’inizio splendido, niente avrebbe fatto presagire infine questa deludente conclusione. La classifica, dopo questo turno, si presenta in coda con queste posizioni: Atalanta e Bologna 17 punti, Vicenza e Catanzaro 16, Verona 14, Mantova 12, Varese 8. Il Catanzaro, teoricamente, è ancora in salvo. Ma è raggiunto, però, dal Vicenza. E, inoltre, spreca la grande occasione di portarsi a tre punti dal Verona, sconfitto. E alle viste, ora, c’è lo scontro diretto in casa del Vicenza che, in caso di sconfitta, potrebbe risucchiare i giallorossi al terzultimo posto della classifica, anche in considerazione della facilità dell’impegno del Verona che ospita il derelitto Varese. Inoltre, dopo Vicenza, c’è bella e pronta per i giallorossi un’altra trasferta alquanto difficile in quel di Firenze. Insomma, si fanno conti su conti. A casa sul tavolo della cucina. Per le strade. Nei bar. E sui giornali, perché le pagine bisognava riempirle. Anche se nella settimana che sta per arrivare, di spazio ce ne sarà ben poco. Il 15 marzo è trovato cadavere sotto un traliccio dell’alta tensione l’editore Giangiacomo Feltrinelli, miliardario, rivoluzionario Dilaniato da una carica di esplosivo. Voleva far saltare il traliccio o è stato assassinato? Per chi guarda da destra è valida la prima ipotesi, per chi guarda da sinistra la seconda. Che però, in definitiva, si rivela l’ipotesi meno attendibile.