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lunedì 9 Dicembre 2024

Quel numero nove e i suoi compagni – Capitolo XXVII

Di Adriano Macchione

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Di nuovo tre sconfitte consecutive

E si va a Vicenza. Seghedoni richiama Silipo per rinforzare la difesa ed esclude la punta Gori che
va in panchina. I padroni di casa, ben consci dell’importanza della gara, giocano in maniera
abbastanza dura, costellando la loro partita di un vasto numero di falli. L’arbitro, nell’occasione di
scarso polso, lascia fare. La sfida, per i giallorossi, si mette male al 23°, quando il Vicenza si porta
in vantaggio con l’esperto Maraschi. Nella ripresa, gli uomini di Seghedoni scendono in campo
determinati ad agguantare il pareggio. Ma l’ambizione dura pochissimo. Infatti, dopo appena sei
minuti, è ancora Maraschi ad andare in gol e a chiudere definitivamente la partita. In classifica, per
il Catanzaro, le cose peggiorano di brutto, come era prevedibile in caso di una loro sconfitta.
Vince, tra l’altro, anche il Bologna e pareggia l’Atalanta. Per fortuna, invece, il Verona è bloccato
in casa dal Varese. Il quartultimo posto, almeno quello, è salvo.
Dopo la sconfitta di Vicenza, il Catanzaro è ospite della Fiorentina, per un’altra trasferta molto
difficile. Sugli spalti sono presenti molti tifosi giallorossi per una sfida che mobilita tutta la
Toscana “calabrese”. Nella squadra di Seghedoni rientra finalmente Pierluigi Busatta. A cedergli
la maglia è Fausto Silipo, ormai da tempo non più titolare inamovibile.
La Fiorentina è avversaria molto temuta: è terza in classifica con 28 punti insieme a Milan e
Cagliari, ad appena una lunghezza dal Torino secondo a quota 29 e a quattro dalla Juventus
capolista a quota 32.
Seghedoni cerca un pareggio che sarebbe oro colato e con il passare dei minuti sembra sempre di
più riuscire nell’intento. Il Catanzaro, infatti, regge per tutto il primo tempo che si conclude sullo
0-0. Anche nella ripresa i giallorossi resistono bene e si confermano capaci di riuscire a portare a
casa il tanto desiderato nulla di fatto. Al 14° del secondo tempo, inoltre, cade

Firenze: inaugurazione del Catanzaro Club cittadino. Sono presenti Ceravolo, Scuderi, Banelli
e Silipo. A sinistra, indicato dalla freccia, anche l’autore di questo libro.
Fiorentina-Catanzaro (2-0). Il centravanti viola Clerici spara a rete ma Pozzani para.

a fagiolo l’espulsione del viola D’Alessi per scorrettezze e l’impresa di uscire indenni dal
“Comunale” diventa perfino più facile. A dieci minuti dalla fine, però, ecco la beffa. Toselli di
Cormons accorda ai viola il “solito” calcio di rigore, poco chiaro per i giallorossi. Chiarugi punta
Banelli che lo contrasta intervenendo sulla palla in maniera netta e pulita. Chiarugi, invece, rotola
a terra che sembrava investito da una falciatrice. Persino “la Nazione” non se la sentirà di scrivere
che c’era un fallo da rigore. Infuriano proteste in campo e sugli spalti, polemiche a non finire. Poi
Clerici trasforma in gol. “Regalo di pasqua per i viola”, titola Paese Sera.
In classifica la sconfitta ha brutte ripercussioni. Vincono Atalanta e Verona e pareggiano Vicenza
e Bologna. Il Catanzaro si ritrova nuovamente terzultimo, a sette giornate dalla fine. Se non c’è
aria di crisi, poco ci manca, in casa giallorossa. Oltretutto, il momento buono della fase centrale
del campionato sembra improvvisamente passato. Ci vorrebbe, più che mai, un Mike Bongiorno
con il suo proverbiale “Allegria!”. Ma il grande presentatore, in questi giorni, è Londra per
sposarsi, per quello che sarebbe stato uno dei “matrimoni” dell’anno. I giornali sono zeppi di
commenti e malignità. Perché la moglie, beato lui, è molto giovane e Mike un adone non lo è di
certo. Certi conti, in Italia, per le malelingue escono alquanto facili.
Dopo due sconfitte consecutive in trasferta, il Catanzaro torna tra le mura amiche. E’ la Domenica
di Pasqua e il pensiero di molti italiani, mamme ed anziani, va a Padre Mariano, morto in
settimana, lunedì 27 marzo. E’ amato e conosciuto perché aveva curato una rubrica in televisione il
sabato sera in cui parlava dei temi evangelici della seguente messa domenicale. Iniziava e
chiudeva con un “pace e bene a tutti” che quietava molti cuori.
In settimana, inoltre, qualche notizia importante è maturata anche sul fronte politico. Era balzato
agli onori delle prima pagine il compagno sardo Enrico Berlinguer, eletto nuovo segretario del
“piccì” (leggasi Partito Comunista perché al tempo c’era e oggi non c’è più e non personal
computer come c’è oggi ma che al tempo non c’era…).
Esauriti i commenti sull’ultimo dato di cronaca, arriva poi il momento del divertissement sportivo.
In Italia e anche a Catanzaro.
Al vecchio “Militare” sugli spalti sono presenti 18.000 spettatori per aiutare la squadra che sembra
in difficoltà. L’ospite è di lusso: il Torino di Giagnoni, un Torino molto forte, tanto da presentarsi
a Catanzaro al secondo posto in classifica con 31 punti, ad una sola lunghezza dalla Juventus
capolista. Se non c’è da tremare, poco ci manca…
Non c’è Zuccheri e Seghedoni ripresenta Silipo mentre in attacco Gori parte dall’inizio con Banelli
in panchina. Alberto Spelta, invece, è recuperato all’ultima ora e schierato a tutti i costi dopo una
nottata travagliata a causa di forti disturbi allo stomaco con relativi conati di vomiti. Nella file del

Catanzaro-Torino (1-4). Gli allenatori Giagnoni e Seghedoni prima della gara.
Catanzaro-Torino (1-4). Nella prima e seconda foto una rete del Torino,
seguono ancora due reti granate, poi una parata di Sattolo (portiere di riserva)
su tiro di Franzon e un primo piano di Fausto Silipo.
Catanzaro-Torino (1-4). L’ex Gianni Bui contrastato da Maldera e poi da Silipo.

Torino spiccano i nomi di Agroppi, Claudio Sala e dell’indimenticato ex Gianni Bui. Assenti invece Castellini e Ferrini. Ai molti tifosi granata giunti in treno, non è permesso, per motivi di ordine pubblico, di esporre i molti striscioni. Ogni scusa è buona, ancora una volta, per avere uno stadio tutto imbandierato di giallorosso. La squadra di Seghedoni non è nella migliore giornata e il compito della squadra di Giagnoni appare più facile del previsto. Al 10°, infatti, i granata sono già in vantaggio con Claudio Sala, grazie ad un infortunio difensivo degli imbambolati Maldera e Pavoni e con un Pozzani altrettanto distratto che non pare granché concentrato. Comincia male, ma continua peggio. Al 14°, infatti, esce D’Angiulli vittima di uno strappo. Lo sostituisce Banelli. Poi, al 25°, arriva il raddoppio dei granata grazie ad un autogol proprio dello sfortunato Banelli (meno in palla del solito) che devia di testa nella propria rete un calcio di punizione dello specialista Claudio Sala, il “poeta del gol”. Il primo tempo, così, si chiude con il Catanzaro in svantaggio di due reti, cosa mai accaduta prima con Seghedoni in panchina, nemmeno in Serie B. Sul “Militare” aleggia aria di sconforto. Anche perché appare improbabile una rimonta dei giallorossi, vista la forza devastante del Torino. Invece, nella ripresa, si riaccende subito la speranza. E’ Gori, infatti, che al 2° minuto va in gol, accorciando le distanze: cross di Busatta, testa di Mammì, respinta con la punta delle dita del portiere di riserva Sattolo sul palo, da un passo ribattuta a rete dell’ala del Catanzaro. La partita sembra dunque riaperta. L’illusione, però, dura poco, appena nove minuti. All’11°, infatti, è ancora il Torino a far centro e a chiudere definitivamente la contesa. A segnare, inferendo un colpo al cuore ai vecchi tifosi giallorossi, è proprio lui, Gianni Bui, uno dei calciatori più amati di tutti i tempi a Catanzaro e mai dimenticato dalla torcida. A volte è dura essere uomini di sport quando c’è di mezzo il sentimento. E infatti, nonostante il bel gol (un pallone quasi accarezzato di testa come per… non far male ai tifosi giallorossi) Bui non riesce a gioire: la sua è un’esultanza posata, composta, quasi come per dire, <<mi spiace…>>. Negli spogliatoi granata, a fine gara, si respira aria di trionfo. <<Siamo come il Grande Torino>>, gridano Giagnoni a Pianelli. Nei commenti del lunedì, poi, la partita è tutta nel titolo della “Gazzetta del Sud”: “Il Catanzaro si disunisce in difesa”. E in effetti tutti i componenti della difesa hanno da rimproverarsi qualcosa. Un altro grande titolo dà la parola proprio a Gianni Bui: “<<Mancano sei partite, potete farcela>>“, è l’incoraggiamento del vecchio amico. E ancora: <<Sapevo che a Catanzaro mi avrebbero apprezzato solo se avessi segnato>>. Grazie del pensiero, commentarono i tifosi giallorossi. Altre immagini che giungono dallo spogliatoio sono “lo sconforto del bravo Banelli per lo sfortunato autogol” mentre “l’immagine del dramma contingente della squadra è impersonificata da Alberto Spelta, ancora più allampanato del solito, occhi incavati e voce flebile”. Per il dispiacere della sconfitta e la brutta notte passata. E quella che passerà. Il Torino, invece, lui sì che passa una bella notte: volo Crotone – Torino tra le stelle, con i tifosi arrivati in treno fatti partire a spese del presidente Pianelli insieme ai giocatori. Poi, alle due di notte, arrivo all’aeroporto, con ben 2.000 tifosi rimasti a casa ad attendere i prodi. Tutto per aver vinto a Catanzaro? Sì, tutto per aver vinto a Catanzaro, dove aveva quasi perso il Milan e del tutto la Juventus. E Bui, durante la settimana, offre a tifosi e compagni 25 bottiglie di champagne. Naturalmente per il momento esaltante del Torino, non certo per avere segnato a Catanzaro. Sarebbe stato, se non il colmo, per certo troppo…

Altro che le guerre sui giornali

Si salverà il Catanzaro? Questa la domanda che si pone la stampa sportiva. Quella del Sud ci vuole
in Serie A per questioni di tiratura. Quella del Nord in Serie B per evitare qualche noiosa trasferta
a giornalisti importanti. Già Nord e Sud, le solite lotte dialettiche, i soliti sprazzi polemici. Ma
viene da ridere. Per non dire altro, per non parlare di rigetti di stomaco. Miserie, quelle polemiche.
Ci si azzannav tra tifosi per questo o per quel parere di tal giornalista su Nord o Sud.
Cialtronaggini.
Come leggere certi giornali? Tra Nord e Sud, in Vietnam, lì davvero che è guerra dura. Tutto era
cominciato anni prima quando la guerrigllia comunista, appoggiata dal Vietnam del Nord, aveva
sfidato il regime filoamericano del Sud. Dal 1964, gli USA avevano deciso un progressivo
intervento. La guerra, da quel momento, durerà nove anni, con oltre 4.000 bombe regalate come
caramelle dagli americani mentre resteranno uccisi due milioni di vietnamiti e poco meno di
60.000 soldati americani. Finirà nel 1975, con la fuga degli americani.
Proprio in quei giorni, in Vietnam del Sud, la guerra è diventata più feroce di sempre. Il 6 aprile i
comunisti affiancati da truppe viet-cong, sferrano un’offensiva terrificante. Rispondono gli
americani che bombardano il Vietnam del Nord. Il 10 aprile s’intensificano le azioni da guerra nel
Sud, dove si combatte per le strade. La risposta a stelle e strisce è un bombardamento su Saigon.
Circolano per il mondo foto di bambini in preda al panico e foto di esecuzioni sommarie.
Qualcuno ne trae dei poster. E fucilati e impiccati, amputati e orfanelli, finiscono nelle stanze di
studentelli universitari come stucchi ornamentali. Fanno “atmosfera”. Poi, magari, sotto gli occhi a
mandorla di bambini denutriti, sotto le loro bocche curve in pianti disperati, la sera lo studentello
figlio di papà, prodotto viziato e coccolato di una borghesia goffamente opulenta e libertaria o il
giovane “rivoluzionario” illuminato da fedi, ideali e solidarietà certe, fa bisboccia o “pomicia”
follemente con la compagna di turno di università o di lotta di classe, bevendo la beneamata coca
americana (mica gassosa) e fumando Marlboro (mica Nazionali col filtro). Si muore veramente e
noi in Italia si continua a giocare alla guerra.

A cinque partite dalla fine, nulla era ancora perso

Dopo tre sconfitte consecutive, i giallorossi non possono più sbagliare contro un’Atalanta che, seppure in posizione tranquilla in classifica (con 5 punti in più del Catanzaro terzultimo), non si presenta certamente come un avversario particolarmente difficile. Sugli spalti sono presenti, per la partita, 10.000 spettatori. Dopo i tre gol subiti dai granata del Torino, Seghedoni cambia più di una pedina in formazione. Innanzitutto cambia la difesa, inserendo nuovamente Bertoni in porta e Benedetto libero. Non ci sono, inoltre, Pavoni, D’Angiulli e Maldera, spediti in panchina. La difesa è completata con Zuccheri e Banelli terzini e Silipo stopper. A centrocampo, inoltre, Bertuccioli subentra a Franzon. Il “Corriere dello Sport” parla di “giallorossi in formazione di emergenza”. L’imperativo, comunque, è categorico: vincere. I ragazzi di Seghedoni partono alla carica, e al 4° di gioco sono già in vantaggio con Busatta che con un bolide da fuori area batte il portiere avversario Pianta. Ecco la descrizione del gol dall’abile Franco Ferrara sul “Corriere dello Sport”, con grandi meriti che vanno a Mammì: “E’ stato Spelta, chiamato il Jair dei poveri, a mandare in onda il programma del primo gol: lancio di Mammì sulla destra, doppio dribbling su Leoncini, ostacolo aggirato, cross in area, palla che sorvola tutti e fila all’appuntamento con il piede di Busatta che sta sopraggiungendo in corsa; stop di piede, tiro immediato dal basso in alto: il gol trasforma lo stadio in una polveriera. La gente, ritmicamente, grida, per minuti e minuti, <<resteremo in Serie A>>”. Al 35° il Catanzaro ha la grande occasione per chiudere la gara. Fallo di mano del libero Savoia grande quanto una casa ma l’arbitro Lattanzi di Roma (decantato come uno spietato “rigorista”) opta a sorpresa per l’involontarietà. Le premesse per la vittoria tanto desiderata, comunque, ci sono ancora tutte, ma, come già contro il Mantova, si ripete una brutta solfa. Primo tempo con il Catanzaro in vantaggio fin dai primi minuti, ripresa con gli ospiti che pareggiano lasciando di sasso pubblico e giocatori giallorossi. Stavolta l’atroce risveglio giunge già nella parte iniziale della seconda frazione di gara e nel modo più sciagurato possibile. Corre l’ 11°, spunta un tiro atalantino che pare destinato sul fondo, ma la palla schizza sulla scarpa destra di Zuccheri e s’infila diabolicamente alle spalle dello spiazzato Bertoni. Scrive ancora Ferrara: “La gente che al rabbioso gol di Busatta si è messa a gridare ritmicamente <<Resteremo in Serie A>>, è rimasta ammutolita quando, fredda e traditrice come una pugnalata alle spalle, è arrivata l’incredibile dannata autorete di Zuccheri. In quel momento volano via altri brandelli di speranza sul calvario di un campionato implacabile con chi non ha fortuna. E il povero giocatore, protagonista e vittima dell’infortunio, fermo sconsolatamente al centro dell’area, le mani sul volto, era il simbolo di un dramma che si impadronisce di domenica in domenica della battagliera squadra calabrese”. Poi, nella mezzora abbondante di gioco che rimane fino al 90°, i giallorossi non riescono più a riportarsi in vantaggio, nonostante la prestazione di un Angelo Mammì che in continuazione sprona i suoi compagni all’attacco. A fine gara, all’uscita dagli spogliatoi, per i giallorossi c’è bella e pronta una specie di contestazione, la prima dell’anno, anzi la prima dell’ “era Seghedoni”. Vola qualche urlo, ma niente di più. La gente, però, questo è certo, comincia ad avere paura, per la prima volta nella stagione. Una paura sotterranea, strisciante. A cinque giornate dalla fine la situazione in fondo alla classifica è la seguente: Vicenza 19 punti, Verona 18, Catanzaro 17, Mantova 16, Varese 9. Per fortuna, a Bologna all’88° il Verona ci ha lasciato le penne, così almeno il Catanzaro ha in pratica recuperato un punto sui rivali. Nei commenti del lunedì Angelo Mammì, per l’impegno profuso, è definito da un giornalista addirittura “commovente”. Non manca, però, chi tenta di fare dello spirito di patata, oltretutto a buon mercato. L’abile poeta corrispondente da Catanzaro del “Guerin Sportivo”, in tono ilare, riporta che “qualcuno a fine partita canticchiava “E così con Mammì si ritorna in Serie B”. Sono cose che si scrivono gratuitamente, per fare la battuta a tutti i costi, senza accorgersi di cadere ormai in un luogo comune con le canzoncina su Mammì. Tra l’altro, il generoso Angelo, contro l’Atalanta, è stato uno dei migliori in campo…

Il Catanzaro meglio di tutti

Il Catanzaro torna lì dove è diventato grande, al “San Paolo” di Napoli, con la speranza nell’animo
di ritrovare su quel terreno fortunato, dopo la via della promozione, anche la via della salvezza.
L’avversario di turno è il Napoli che, seppure protagonista di un campionato incolore (naviga in un
anonimo centroclassifica), è pur sempre squadra esperta e forte di grosse individualità (Sormani,
Iuliano, Altafini, Improta). “Domani al San Paolo una squadra che vuol superare la crisi. Nelle
ultime cinque partite ha conquistato soltato due punti”, riporta un titolo di “Sport Sud”. Di
seguito, un titolo più grande: “Il Catanzaro si affida a due dell’Internapoli”, con riferimento a
Pavoni e Mammì “che hanno militato nella squadra vomerese”. Mammì, prima della gara, si dice
certo di giocare, ci conta. Invece, niente, per lui neppure la panchina, alla quale è destinato Braca,
poi inutilizzato.
Seghedoni vuole un pareggio e per ottenerlo manda in campo una formazione talmente difensiva
che, a rileggerla, farebbe accapponare la pelle a qualsiasi estimatore del tecnico del Catanzaro.
Bene, guardate un po’: un libero (Benedetto, con il n. 11!), quattro difensori (Pavoni, D’Angiulli,
Silipo e Maldera), due terzini-mediani (Zuccheri e Banelli), un mediano (Busatta). In avanti, Gori
e Spelta che, spesso, tornano a dar manforte ai compagni della difesa. Il risultato finale? 0-0! Al
termine di una gara giocata sotto una pioggia incessante e su un vero e proprio pantano (le
pozzanghere, evidentemente, portano bene al Catanzaro). Un pareggio a reti bianche che fa la gioia
dei 5.000 tifosi giallorossi al seguito ma non quella dei tifosi napoletani che fischiano sonoramente
il Catanzaro. Alla faccia della fratellanza sudista…
“Un abile Catanzaro imbriglia il Napoli”, titola la “Gazzetta del Sud”. Poi, su un altro quotidiano
sportivo, risalta una notizia: Seghedoni alla Juve? Si dice che, qualora la squadra bianconera non
vincesse lo scudetto, l’allenatore Vicpalek non sarebbe confermato. Tra i candidati alla
successione, pare ci sia anche l’allenatore giallorosso. Andrà a finire che la Juventus vincerà lo
scudetto e che Seghedoni, a fine campionato, come quotazione sul mercato, qualcosa perderà…

Napoli-Catanzaro (0-0). La formazione giallorossa.
In piedi: Busatta, Silipo, Zuccheri, Benedetto, D’Angiulli, Maldera.
Accosciati: Bertoni, Banelli, Gori, Pavoni, Spelta.
Catanzaro-Napoli (0-0). Gli allenatori Chiappella e Seghedoni prima della gara
e un’uscita di Pozzani protetto da Zuccheri mentre Banelli osserva da lontano.

Gli altri risultati portano una notizia bella e una brutta. La bella dice che il Vicenza ha perso, la
brutta che il Verona ha pareggiato 1-1 al “Bentegodi” contro il Milan orfano di Rivera, squalificato
in settimana fino al termine del campionato per un violento attacco alla classe arbitrale (le
polemiche e le accuse sugli arbitraggi pro – Juventus sono di tutti i tipi e alzano un polverone
enorme). Molto fortunato il Verona se si pensa che, oltre al vantaggio dell’assenza di Rivera,
Pierino Prati ha fallito un rigore parato dal portiere Pizzaballa e l’arbitro Pieroni di Roma ha
annullato ai rossoneri un gol dello stesso Prati apparso regolarissimo; fatto quest’ultimo che
scatena poi un’ulteriore reazione polemica da parte della società rossonera (come per dire, avete
visto?, Rivera aveva ragione).
In zona retrocessione, ecco come si presenta la situazione a quattro giornate dalla fine: Vicenza e
Verona 19 punti, Catanzaro 18, Mantova 17, Varese 9.
A questo punto la lotta per non retrocedere diventa all’ultimo sangue. Proprio il Verona, salvatosi
per il rotto della cuffia contro il Milan, sembra la squadra che rischia di più: tre trasferte su quattro
partite ancora da disputare tra le quali spicca quella della penultima giornata proprio a Catanzaro.
L’unico incontro interno degli scaligeri, tra l’altro, è di una difficoltà estrema, prevedendo la visita
del Torino (alla terzultima giornata), quel Torino che nel frattempo ha conquistato la vetta solitaria
della classifica scalzando la Juventus e che sente un forte profumo di scudetto.
Per Vicenza, Catanzaro e Mantova il calendario propone invece due gare interne e due esterne. Il
Vicenza è tra le tre la squadra che hanno il cammino più difficile: dopo una partita casalinga con la
Samp, è atteso da uno scontro diretto in trasferta contro il Mantova e all’ultima giornata dalla
Juventus a Torino. Il Mantova, sta ancora peggio: ha già alle viste l’immediata trasferta sul campo
della Fiorentina, poi ospita il Vicenza, quindi ecco un’altra terribile trasferta, alla penultima di
campionato, contro l’Inter a San Siro e infine all’ultima giornata, la partita interna con il Cagliari
(al momento secondo in classifica a parità di punti con la Juventus e ad una sola lunghezza dal
Torino).

Napoli-Catanzaro (0-0). Spelta in fuga, D’Angiulli al cross contrastato da Iuliano,
Gori in dribbling mentre Pogliana osserva.
Napoli-Catanzaro (0-0). Un azione da gol del Napoli e l’uscita dal campo al 90°
(si riconoscono l’allenatore del Napoli Chiappella e Spelta).

Per il Catanzaro, sono in arrivo il Bologna in casa, la Roma all’Olimpico, il Verona in casa e il
Milan a San Siro in una partita che potrebbe trovare i rossoneri fuori dal giro scudetto qualora già
la domenica successiva (quart’ultima di campionato) non riuscissero a vincere lo scontro diretto
contro il Torino (a 3 punti) Questa lunga analisi della situazione riporta esattamente lo stato
d’animo di quei giorni dei tifosi del Catanzaro: calcoli, pronostici, speranze.
Certo, il Catanzaro è la squadra che sembra messa meglio… per non dire di quel Catanzaro-Verona
alla penultima che rappresenta di già la partita-spareggio alla quale tutti nell’ambiente giallorosso
guardano con ottimismo. Il ritorno a casa da Napoli, di conseguenza, è improntato all’ottimismo.
Sul treno, il Vesuvio che si allontana nella sera ormai caduta, sembra salutare e far riecheggiare le
musiche da cartolina napoletana mentre ripassano nella mente i volti più noti, la leggenda del
cinema e del teatro napoletano. E l’indomani, Vittorio De Sica vince l’Oscar con “Il giardino dei
Finzi Contini”…

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