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mercoledì 11 Dicembre 2024

Quel numero nove e i suoi compagni – Capitolo IX

Di Adriano Macchione

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Il Mammì che non c’è

Dopo Firenze, nel ritiro di Spoleto, il Catanzaro cerca di dimenticare il derby e prepara a puntino
l’incontro con la Ternana, in programma il 29 novembre. Tiene banco, prima della partita, la
probabile assenza di Angelo Mammì. I tifosi, a questo punto, si rendono conto quanto sia
importante per il Catanzaro il suo centravanti. Ha segnato solo due reti, ma in pratica è
insostituibile. Da rilevare, a tal proposito, un passaggio di un pezzo di Vito Macrina in
presentazione della partita, dal quale risalta anche la serietà e l’amore per la maglia del giocatore
reggino: “Provino negativo per Mammì…, il centravanti è stato addirittura autorizzato a lasciare
il ritiro in anticipo…, patetico il suo abbandono: con una punta di sincera commozione si è
congedato dai compagni. E’ stato un “Mi raccomando” molto significativo il suo. La defezione di
Mammì ha quasi traumatizzato l’allenatore che ha sempre contato molto sul suo pupillo. <<Non
mi sono sentito di rischiarlo –
dirà poi Seghedoni – perché lo voglio avere in perfette condizioni
per le due prossime partite casalinghe>
>.

Seghedoni infatti è sempre convinto, e a ragion veduta, che Mammì sia uno degli ingranaggi più importanti del complesso motore della squadra, qualunque modulo (due o tre punte) applichi”.
Assodata l’assenza del suo pupillo sostituito con Musiello, il tecnico modenese procede alle varie
mosse domenicali. Braca al posto di Ciannameo, Banelli ancora in panchina e poi ecco la novità:
fuori Massari e dentro l’ingiallito Bartoletti, assente addirittura dalla partita di Coppa Italia con la
Roma. Ne è passato, del tempo. Vista l’inspiegabile quarantena, la gente si chiede se la lunga
assenza è stata colpa solo dell’autorete galeotta. Per sommessa risposta, affiorano voci di
incomprensioni tra il tecnico e il giocatore. Per fortuna, la squadra va bene, sennò, sai le
polemiche…
L’inizio è tutto di una Ternana forte in avanti dell’anziano ma indomabile Barison (che, ricordiamo,
a carriera finita, morì in un incidente stradale, ndr). Come altre volte, nei primi minuti la squadra
giallorossa soffre parecchio, tanto che, come scrive il “Corriere dello Sport”, “i difensori non
azzeccavano più di due palloni di fila”. Nello stesso articolo si rammenta poi (testualmente) di un
Pozzani che si salva “più che per la cosiddetta Santa Pupa che per altro”. Cosa fosse la Santa
Pupa, nessuno lo sa ma tutti lo immaginano.
Al 21° i rossoverdi padroni di casa si portano in vantaggio con il centravanti Zeli e per il
Catanzaro sembra mettersi ancora una volta male. Nell’intervallo, nell’intento di dare maggiore
spinta offensiva alla squadra, Seghedoni sostituisce Silipo con Banelli, come dire un difensore in
meno e un centrocampista in più. E nella ripresa, dopo il 20°, la partita si tinge finalmente e di
colpo di giallorosso. Corre il 27° e segna Gori ma l’arbitro dice no per un fuorigioco della stessa
ala, poi, due minuti dopo, arriva il pareggio “vero”, ad opera sempre di Gori che “esulta e piange
dalla commozione”, come riporta il “Corriere dello Sport”. Lacrime di gioia per il gol ma anche
lacrime per scaricare la tensione accumulata durante il periodo in cui Seghedoni lo ha tenuto fuori
squadra. Ma c’è da dire anche che, evidentemente, la cura del mister deve avergli fatto bene, viste
le risultanze.
Raccolto il pareggio, il Catanzaro sfiora anche il colpaccio: a cinque minuti dalla fine, infatti, ecco
un “clamoroso palo” ancora dello scatenato Gori, davvero in giornata di grazia. Tanto che il
lunedì, il titolo del “Corriere dello Sport” è tutto per lui: “Pareggia un Gori superbo”.
Sempre il lunedì, oltre alla grande prestazione della ritrovata “aletta”, a Catanzaro si parla anche di
un’altra argomento. A Catanzaro come in tutta Italia, perché ogni tanto nella nazione non si vive di
solo calcio. Dopo anni di scioperi, manifestazioni, forze politiche e religiose contrapposte in uno
scontro dialettico in Italia senza precedenti, si è concretizzato un evento destinato a cambiare la
vita di molti italiani: l’approvazione della legge sul divorzio. E’ il 30 novembre, ed è qui che
l’Italia sceglie la possibilità di… tagliare la corda dopo un nefasto e nefando matrimonio. Una data
da ricordare, che oggi potrebbe diventare la festa dei divorziati (festa in più, festa in meno, che
male c’è?) in antitesi al 14 febbraio, festa degli innamorati. E come simbolo, in antitesi alla
dulcinea panchina con Valentina e Valentino, un bel paio di corna non sarebbero male (visto che
coprirebbero quasi la totalità dei casi sfocianti nella separazione).
Nel 1974, nel prosieguo della storia dell’avvento del divorzio, arriverà anche un referendum. Dove
succederà un guazzabuglio all’italiana. Roba difficile da partorire anche per la fantasia comica di
un Totò o un Eduardo De Filippo. Chi era per il “sì” al divorzio doveva votare “no” e chi era per il
“no” doveva votare “sì.” Incredibile ma vero! Perché la domanda non era “vuoi o non vuoi ‘sto
cavolo di divorzio” ma era “vuoi che sia abrogata la legge che consente il divorzio”? In molti
votarono alla rovescia, altri non ci capirono un tubo e non andarono neppure alle urne. Qualcuno
non sapeva neppure cosa significasse il participio passato di genere femminile “abrogata”. Per la
cronaca vinse il “no”. E non mancarono grida di esultanza di chi “non ‘cci aveva capito ‘na
mazza” e pensò che il divorzio… avesse perso.
Divorzisti e antidivorzisti, la domenica seguente si ritrovano comunque tutti gli spalti.
Naturalmente anche a Catanzaro. Dopo il meritato pareggio di Terni, i giallorossi ritornano al
“Militare”, ospite la Massese, ultima in classifica, più che un fanalino di coda, una specie di
catarifrangente scassato. E’ la prima di due gare consecutive interne che tramutate in due vittorie
potrebbero aprire al Catanzaro orizzonti da fiaba.
I titoli della settimana, sui giornali, annunciano che “Il Catanzaro sarà ancora senza Mammì
anche per la partita contro la Massese” e che “il Catanzaro dovrà temere le barricate della
Massese”.
Poi arriva la domenica. Una domenica particolare, perché è anche il giorno dell’onomastico del
presidente Nicola Ceravolo. Auguri e pacche, baci e di nuovi auguri. Nessuno manca di esternare
il proprio affetto al presidente.
Seghedoni schiera l’undici del secondo tempo contro la Ternana, con Silipo che lascia il posto a
Banelli sin dall’inizio della partita. Per la panca la scelta cade sul quieto Ciannameo.

Catanzaro-Massese (1-0). Il gol di Musiello al primo minuto di gioco.
Catanzaro Massese (1-0). Gli abbracci dei giallorossi dopo il gol di Musiello,
la traversa di Busatta e un attacco degli uomini di Seghedoni.

Le barricate tanto temute resistono appena un minuto. Già, perché alla prima occasione, dopo
appena sessanta secondi, i giallorossi sono già in gol con il granitico Musiello. Un inizio
travolgente, dunque, con i ragazzi di Seghedoni che continuano poi ad imperversare nella metà
campo avversaria. Al 7°, infatti, ecco una traversa di Busatta e al 15° un gol di Gori
incredibilmente annullato per un fuorigioco passivo di Musiello. Ma proprio quando si profila una
vendemmiata di gol, sparisce il Catanzaro e riemerge dalla nebbia il catarifrangente scassato. Che
fa vedere i sorci verdi e che al 14° della ripresa colpisce anche una traversa con Gavazzi. Nelle fila
degli ospiti cerca di darsi da fare più degli altri l’ala sinistra Gesualdo Albanese, calabrese della
provincia di Reggio, che si vede lontano un miglio che ci tiene a mettersi in mostra davanti ad un
pubblico corregionale. Ma il giocatore è uno sconosciuto e il suo da farsi e la sua stessa presenza
passano comunque inosservati.
Alla fine, quella che era cominciata come una giornata che pareva diventare trionfale, deve essere
archiviata come una prestazione quasi da dimenticare. L’unica consolazione restano i due punti
d’oro conquistati per la classifica.
Poi, ecco la seconda partita consecutiva in casa dei giallorossi. Seghedoni ripresenta lo scalpitante
Silipo al quale lascia il posto Banelli. Avversario di turno è il Modena guidato da Leandro
Remondini, in passato anche allenatore del Catanzaro, che in questa gara fa debuttare in Serie B il
giovane centravanti Giordano Galli che, da lì a qualche anno, avrà una breve e sfortunata parentesi
anche in giallorosso.
Dagli spalti per Remondini non si lesinano battute, così come per il centrocampista gialloblu
Guglielmoni, un altro (lontano) ex. Molti fischi, e battute più velenose, arrivano invece, come è
consuetudine in tutti gli stadi italiani dove si fa vedere, per il regista ospite George Toro, cileno,
nazionale otto anni prima in quei Campionati del Mondo 1962 organizzati dal suo paese che
passarono alla storia calcistica per i pestaggi e soprusi subiti dagli Azzurri nell’incontro Cile-Italia.
Il Catanzaro scende in campo con un solo obiettivo: vincere e guadagnare altri due punti
eccezionali per la classifica. Invece offre ai suoi sostenitori una scialba prestazione. Dopo un palo
colpito da Gori all’11° del primo tempo, da lì alla fine della partita riesce a produrre un’altra sola
azione da gol. E a nulla serve la mossa di Seghedoni che nell’intervallo ripete quanto già fatto con
esiti lusinghieri a Terni: fuori il difensore Silipo e dentro l’attaccante Ciannameo (a Terni subentrò
invece Banelli).
Da ricordare la buona prestazione del n° 7 avversario, Alberto Spelta, che giostra in questa partita
“quasi sempre sulla fascia centrale del campo” come annota la “Gazzetta del Sud”. Spelta, da lì a
poco, diventerà un beniamino del pubblico catanzarese, un idolo locale, ma questo, ancora,
nessuno lo immagina.
Negli spogliatoi, nel dopo partita, un Seghedoni deluso e nervoso, non rilascia dichiarazioni: ci
teneva a fare bella figura contro la squadra della sua città natale dove, tra l’altro, era cresciuto
anche calcisticamente. Interessante, invece, sulla “Gazzetta del Sud” una dichiarazione di Franzon: <<Mi fa rabbia a volte questo pubblico giallorosso. Vorrebbe che si vincesse sempre e non valuta
mai le possibilità dell’avversario che ci sta di fronte
>>. Vero!
Poi, dopo il mezzo passo falso, l’occhio va alla classifica che dopo 13 turni trova la squadra di
Seghedoni, nonostante l’ultimo mezzo passo falso, ancora in posizione di grande privilegio.
Questa la situazione: Bari, Mantova e Atalanta 18 punti, Brescia 17, Catanzaro, Como e Ternana
16.

Catanzaro-Modena (0-0).
La stessa azione di Musiello in due foto diverse.
Catanzaro-Modena (0-0). Due interventi del portiere avversario Piccoli.
Catanzaro-Modena (0-0). Punizione dal limite a favore dei giallorossi.

Ma non c’è il tempo di bearsi e bere sorsi di felicità. In calendario, per la domenica seguente, ecco
uno scontro al cardiopalmo. Il Catanzaro nella tana del Bari, al momento una delle tre capoliste. E
ben presto inizia il conto alla rovescia. In vista della grande sfida, Seghedoni promette un grande
Catanzaro. Il mister ritorna sul campo dove ha consumato il meglio della sua carriera di calciatore,
e dove ancora è ricordato con affetto e stima dai tifosi più anziani. Ci tiene a fare bella figura.
Tanto che, due giorni prima della sfida, il “Corriere dello Sport” titola: “Catanzaro a perdifiato,
Seghedoni lo pretende”.
La domenica, sugli spalti del vecchio Stadio della Vittoria, sono presenti ben 25.000 spettatori.
Bari, da grande città, vuole a tutti i costi la Serie A. Nel Catanzaro, ancora assente Angelo Mammì
(che manca ormai dal derby con la Reggina), trattandosi di una gara in trasferta, Silipo è
naturalmente schierato dall’inizio con Banelli che ritorna in panchina. Per il Catanzaro, purtroppo,
è in agguato una di quelle giornate storte che più storte non si può. Corredata da uno di quegli
accidenti che diventano indimenticabili, che segnano una sorte, immolano un eroe: al 18° del
primo tempo Pozzani, che non è un gigante, salta in mischia per respingere di pugno ma, pressato
da avversari e compagni, rovina addosso al compagno Bertuccioli. Per il centrocampista
giallorosso è il dramma, frattura completa di tibia e perone destri. Pozzani, dalla disperazione,
scoppia in un irrefrenabile e disperato pianto. Non si dà pace, la testa tra le mani. E’ un incidente
gravissimo, che quando capita, all’epoca vuol dire come minimo campionato finito anzitempo e
ripresa con tempi lunghissimi. E che quando va male fino in fondo, può significare anche
interruzione della carriera o proseguimento della stessa non più ai massimi livelli. E sarà proprio
così che andrà, poi, per lo sfortunato Arturo Bertuccioli: a guarigione avvenuta non tornerà quello
di prima e alla fine del successivo campionato, sarà costretto a prendere la strada della Serie C.
A Bari, comunque, tutti comprendono la gravità dell’incidente. Per questo le lacrime e la
disperazione del buon Flavio Pozzani.
Uscito Bertuccioli in barella, al suo posto subentra Banelli. Poi, ci si mette anche l’arbitro Mascali
di Brescia (uno che al Catanzaro, nel corso della carriera, combina sempre casini infernali). In
pieno recupero del primo tempo, Marini, capitano ringhiante, rivolge qualche parola poco
edificante al direttore di gara che aveva “rilevato la posizione difettosa di Gori nel battere un fallo
assegnando lo stesso al Bari. Mascali sentiva benché Marini stesse a una decina di metri di
distanza e gli indicava la via degli spogliatoi. Seghedoni entrava in campo per placare i suoi, ma
l’arbitro che in precedenza gli aveva già detto un paio di volte di stare seduto, mandava pure lui
negli spogliatoi”, narra sulla “Gazzetta del Sud” il corrispondente barese De Feudis. Il quale,
guarda un po’, sempre sullo stesso giornale racconta poi quest’espulsione causata da un accidente
diverso (che fantasia): “Siamo nei minuti di recupero per l’infortunio di Bertuccioli quando Gori
scatta verso l’area dei pugliesi ma viene atterrato. L’arbitro fa proseguire e Marini protesta poco
ortodossamente. Si alza anche l’allenatore Seghedoni. Mascali interrompe il gioco e ordina ai due
di rientrare negli spogliatoi”.
Ma le malefatte di Mascali non finiscono qui: nella ripresa, al 2° minuto, “Sega e Banelli avevano
ancora qualcosa da… dire e se la sono detta, quando la palla è stata ricacciata nella metà campo
del Bari. Dalle parole ai pugni. Sega è rimasto a terra facendo la vittima, il segnalinee ha fatto
sospendere il gioco rapportando all’arbitro e Mascali, anche in questo caso inflessibile (sembrava
un piccolo Lo Bello) ha mandato i due negli spogliatoi”.
Dieci contro nove in avvio di ripresa, il Catanzaro perde la testa e quattro minuti dopo la doppia
espulsione, al 6°, il Bari va subito a segno con Tonoli. Altri sei minuti ed ecco al 12° il raddoppio
della mezzala Fara, un giocatore dalla grande classe ma dal fisico pachidermico, come oggi
sarebbe impensabile vedere su un campo di calcio. La reazione giallorosa è molto orgogliosa e
porta a creare ottime occasioni da gol. Al 33° il Catanzaro si vede negato anche un sacrosanto
rigore per un chiaro atterramento di Gori. “Il Catanzaro in nove ingiustamente sconfitto”, titola
l’indomani la “Gazzetta del Sud”, che poi riporta pure un altro titolo riguardo le dichiarazioni di
Seghedoni nel dopo partita: “L’incidente a Bertuccioli ci ha disorientati e l’arbitro non ha capito il
nostro stato d’animo”.
Nella stessa giornata vincono anche Atalanta, Mantova e Ternana e purtroppo la classifica prende
per i giallorossi un nuovo volto che allontana un po’ la zona promozione: Bari, Atalanta e Mantova
20 punti, Ternana 18, Brescia 17, Catanzaro e Como 16.
Nulla però, numeri alla mano, sembra ancora perduto. Anche perché per la domenica seguente, è
ospite al “Militare” il Mantova, un’altra delle tre capoliste. Vincendo, la squadra di Seghedoni
rientrerebbe a vele spiegate di nuovo in zona promozione.
Messo insieme questo assioma di riscatto, si pensa poi all’imminente Natale. Il pensiero va al
cenone e ai regali. Il pane costa 180 lire al chilo, la carne poco più di 2.000 lire, il latte 135 lire al
litro. Bei tempi, vero?

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