Di Adriano Macchione
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Riflettori su casa Mammì
Sui giornali trova ampio spazio un giocatore in particolare: “Mammì, un reggino nel Catanzaro”, e
al titolo segue un articolo sull’attaccante giallorosso e interviste anche ai familiari. Il fratello
Franco rifà un po’ la storia del centravanti giallorosso: <<Angelo è stato sempre forte. Ha giocato
nella Reggina, l’hanno però lasciato a livello di juniores. Ha giocato nel Rosarno e nel Locri.
Aveva anche provato a Catanzaro. Allora c’era il prof. Dolfin, ma per ragioni che non voglio dire,
l’affare è poi andato a monte>>. Interviene anche la sorella Anna: <<Mio fratello però ha tenuto sempre duroanche perché per lui ormai il calcio era diventato questione di vita. A scuola, frequentava le industriali, andava solo per sport>>. La famiglia Mammì attira l’attenzione della stampa anche perché gestisce (al tempo) un negozio di elettrodomestici proprio sulla via Nazionale di Santa Caterina, il rione in prima fila e in… prima pagina durante la rivolta di Reggio. Il nome di Mammì, così, storie di rivolte e di lotte per un capoluogo, riecheggia sui giornali con più frequenza. Anche questa è… popolarità, avrebbe detto Manzoni, parafrasando una delle sue affermazioni famose. Chi invece non ha bisogno di una conoscenza più specifica del giocatore e dell’uomo Mammì è al solito Gianni Seghedoni: <<Angelo è uno degli elementi più importanti di questo Catanzaro, senza di lui sarebbero guai. Discuto tutti, quando faccio la formazione, come avete visto, ma non Mammì>>.
La festa è a Reggio
Poi arriva il momento del calcio giocato. Il Catanzaro, squadra che in caso di vittoria balzerebbe al primo posto in classifica, scende in campo contro la Reggina, penultima in classifica con appena 6 punti insieme all’Arezzo davanti alla sola Massese, fanalino di coda con 5 punti. Sugli spalti sono presenti in 5.000, un buon numero di spettatori se si considera che il derby si gioca… in esilio. Seghedoni rinuncia a Musiello e fa riposare Braca, ripresentando Ciannameo e Gori. Quest’ultimo (che indossa la maglia n. 9 con Mammì che prende la n. 11) è assente dalla formazione iniziale dalla gara con il Taranto. Banelli, invece, trova posto solo in panchina (per poi subentrare all’inizio della ripresa a Ciannameo). La prima grande occasione da gol è per il Catanzaro, al 15°: respinta del portiere Iacoboni su calcio d’angolo, riprende Ciannameo che ribatte a rete ma il giganteggiante difensore amaranto Sonetti respinge di testa proprio sulla linea. Seghedoni s’alza dalla panchina gridando <<gol!>> ma deve immediatamente risedersi. Peccato… Dal possibile vantaggio, appena due minuti dopo, i giallorossi si ritrovano con le pive nel sacco: corner di Lombardo, testa di Sironi e rete, 1 a 0 per la Reggina. Nel prosieguo dell’incontro, pur avendo ancora davanti molto tempo per riequilibrare le sorti dell’incontro, il Catanzaro non riesce a raggiungere il pareggio: attacca in maniera orgogliosa e arrembante, questo sì, ma anche stucchevolmente leziosa nell’elaborazione delle manovre. Giovedì, a giochi finiti, è tempo nuovamente di grandi titoli: spiccano sulla “Gazzetta del Sud” quello confezionato su una dichiarazione del presidente della Reggina, “Granillo: per noi questa partita era tutto”, e un’altro su una dichiarazione del tecnico giallorosso, “Seghedoni: oggi non era il vero Catanzaro”. Grande spazio è riservato alle reazioni dell’ambiente reggino: “Reggio in festa per la vittoria”, è il titolo del servizio, con corredo di foto, per una città quasi impazzita di gioia per l’affermazione della propria squadra. Un articolo riporta di queste manifestazioni di entusiasmo: “auto, motoscooters, camions si sono radunati come per un tacito accordo e il corso Garibaldi è stato teatro di una manifestazione indimenticabile. Tra lo sventolio delle bandiere amaranto e l’assordante suono dei clacson, prima centinaia e poi migliaia di reggini, donne, uomini, i giovani e vecchi senza distinzione di classe sociale, hanno dato sfogo al loro entusiasmo, la Reggina aveva vinto battendo il Catanzaro”. Nei giorni seguenti si continua ancora a parlare della partita: “Malumore nel Catanzaro per la sconfitta e (soprattutto) per la brutta prestazione”, titola ancora la “Gazzetta del Sud”.
Infine, altri titoli: “Trionfali le accoglienze tributate alla Reggina”, sempre sulla “Gazzetta del
Sud”, e “Trionfo per i vincitori reggini” sul “Corriere dello Sport”.
Giorni indimenticabili e di grande tensione emotiva, non c’è che dire… Il tutto, se non per un
pallone, per certo per un capoluogo. Come sono piccoli certi mondi. In Calabria, per molti, pare
che tutto finisca tra Castrovillari e Stilo. Quando proprio in quei giorni Paolo VI sta portando a
termine un lungo viaggio in visita pastorale tra Asia ed Oceania di 40 mila chilometri. Questione
di vedute…
Il 27 novembre, tra l’altro, il papa rischierà anche la vita: appena giunto a Manila nelle Filippine,
sfugge all’attentato di un esaltato, tale Benjamin Mendoza y Amor, di professione pittore.
Naturalmente surrealista. Il grande artista colpisce il papa con due coltellate, procurandogli
fortunatamente (o miracolosamente?) ferite solo lievi. Lo stesso pontefice lo salva dal linciaggio
della folla e poi decide di continuare il suo viaggio senza cambiare il programma stabilito. Altro
che la rabbia di Reggio e Catanzaro, novelli Caino e Abele (e non importa chi fosse Caino e chi
Abele) in lotta per uno straccio di capoluogo.