Di Adriano Macchione
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Alla Favorita quasi una consacrazione
Saltato il derby interno con la Reggina, il Catanzaro riprende la marcia da Palermo. Seghedoni,
rispetto alla ormai lontana gara con il Taranto, reinserisce Musiello e dirotta in panchina
Ciannameo.
Il Palermo, nelle cui fila in quel girone di ritorno milita anche il pericoloso ex giallorosso Sergio
Pellizzaro, acquistato a novembre proveniente nientedimeno dall’Inter che, dopo averlo preferito
ad inizio campionato a Jair, era ritornata sui suoi passi e aveva ridato la maglia n. 7 al brasiliano
(per la cronaca, l’Inter a fine stagione vincerà lo scudetto e anche Pellizzaro, comunque, scriverà il
suo nome nell’albo d’oro).
Sulla “Favorita” imperversa un forte vento di scirocco che falsa la partita. Il Palermo parte a testa
bassa e al 12° si porta in vantaggio con una rete dell’attaccante Bercellino II. Il Catanzaro, però,
non si dà per vinto e continua a lottare con ardore. Al 40° entra Ciannameo che sostituisce Silipo.
Concluso il primo tempo sullo 0-0, i giallorossi agguantano il pareggio al 20° della ripresa con una
bella rete di Mammì a conclusione di un’azione travolgente: cross di Gori e Mammì, “arrivando
come un fulmine in area”, riceve, finta e poi mette dentro di piatto in tutta tranquillità a fil di palo,
con Girardi che tocca quando il pallone ha già oltrepassato la linea di porta.
Poi i giallorossi sfiorano la vittoria con un finale travolgente dove li blocca solo l’arbitro Motta
che nega un rigore su Musiello ed annulla una rete di Braca dopo una concitata mischia. Alla fine,
il Catanzaro consegue il nono risultato utile consecutivo anche se, come dice lo stesso Seghedoni,
in fondo al Palermo è stato regalato un punto.
Ci si consola con la classifica, che presenta la seguente situazione: Mantova 34 punti, Atalanta 33,
Bari 31, Catanzaro e Modena 29. I giallorossi, dunque, sono più che mai in zona promozione. E
per la domenica seguente, è in arrivo al “Militare” proprio l’Atalanta, seconda in classifica. I tifosi
e i ragazzi di Seghedoni (che dalla partita con il Como in poi ormai sognano la Serie A) già
pensano di prepararle una bella… festa.
In tutte le partite importanti, In tutte le partite importanti,
contro le squadre impegnate nella lotta per la promozione, segnava sempre lui. ozione, segnava sempre lui.
In genere di testa. In genere di testa.
Non era molto alto, anzi, tutt’altro. Non era molto alto, anzi, tutt’altro.
Ma si librava in elevazione e rimaneva in sospensio Ma si librava in elevazione e rimaneva in sospensione one e rimaneva in sospensione
con classe degna dei migliori campioni. con classe degna dei migliori campioni.
Inoltre aveva un coraggio incredibile Inoltre aveva un coraggio incredibile
e quella testolina la intrufolava tra una selva di gambe. gambe.
Incredibilmente, non mancava mai all’appuntamento con il pallone “giusto”.
Mammì non era il bisonte scatenato, ma il falco, il Mammì non era il bisonte scatenato, ma il falco, il predatore predatore, la lince. , la lince. , la lince.
Non era il tuono, ma il fulmine.
Con l’Atalanta il primo gol storico di Mammì
Finalmente, arriva la tanto attesa domenica: “Ci siamo! Catanzaro-Atalanta, match-clou della
giornata agonistica del campionato cadetto, si libera di ogni velo per presentarsi al proscenio.
Sarà spettacolo di tono elevato”. Questa la presentazione della partita sul “Corriere dello Sport”,
in un articolo dal titolo: “Il Catanzaro si giuoca tutto”.
Poi, tutti allo stadio. Dove, come riporta la “Gazzetta del Sud”, si registra un “gran pienone sugli
spalti con oltre 12.000 spettatori”, un “ servizio del tutto insufficiente alle porte” e un “gran
garrire di bandiere e striscioni inneggianti al Catanzaro in Serie A”.
Nella squadra giallorossa si registrano alcune importanti novità. Innanzitutto il rientro di Busatta,
dopo una lunga assenza dovuta ad infortunio. Gli fa posto Bartoletti, sostituito tatticamente nel
ruolo di terzino dal jolly Banelli. Nel quintetto avanzato, poi, torna il più fantasioso Ciannameo al
posto del più macchinoso Musiello, come altre volte era capitato nelle partite casalinghe.
Seghedoni imposta la gara sul ritmo: <<correte sempre e non fermatevi mai>>, ordina
categoricamente ai suoi giocatori. E così fanno i giallorossi, che per un’ora abbondante portano a
spasso gli atalantini, facendoli alla fine letteralmente scoppiare.
Nel primo tempo la partita non risulta molto spettacolare anche se entrambe le formazioni
costruiscono buone occasioni da rete. Di buono c’è che il Catanzaro corre, corre, corre. Poi l’avvio
di ripresa è quasi mellifluo, con le due squadre quasi timorose di scoprirsi. Ma all’8°,
all’improvviso, la squadra di Seghedoni passa in vantaggio. Ecco come la “Gazzetta del Sud”
descrive la rete di rapina giallorossa: “su angolo di Braca, la palla a rientrare passa tra il palo e
Savoia, sfiora la mani di Anzolin proteso invano al centro dei pali e giunge sulla sinistra dove
arriva in corsa Mammì che sempre di sinistro spedisce in fondo alla rete. Il pubblico sembra
impazzito e sostiene a squarcia gola i suoi beniamini”.
Il resto della gara, sbloccato il risultato, è giocato da parte dei giallorossi con la massima
concentrazione e con il cuore in gola per il timore di un gol anche fortuito degli avversari che
avrebbe potuto mandare alle ortiche una vittoria sacrosanta e di grande utilità nell’immediato
futuro. Finisce 1-0 ed esplode un’altra festa.
“Lacrime e champagne negli spogliatoi”, è uno dei tanti titoli del giorno dopo della “Gazzetta del
Sud” che, nell’articolo che segue, riporta i particolari del dopo gara: “Fine partita indimenticabile:
esplodono di gioia le migliaia di sostenitori sulle scalee, dove si accendono falò e si agitano per
lungo tempo gli striscioni e i cartelli preparati per questa particolare occasione”.
E inoltre: “L’episodio che più colpisce a fine partita, è legato al nome di Seghedoni; quest’uomo
che, vivendo di calcio, sembra rifuggire sul campo e nei contatti con i giocatori da ogni
sentimentalismo. Oggi, il solo a sciogliersi in lacrime copiose senza ritegno, è stato proprio lui,
addirittura incominciando a inumidirsi occhi e viso in campo non appena il signor Acernese ha
emesso il sospirato triplice fischio di chiusura. Dopo gli abbracci (patetico addirittura, anche
perché lungo e convulso, quello con il Presidente Ceravolo) con ognuno dei propri giocatori ha
continuato a manifestare la sua gioia in modo inconsueto. Negli spogliatoi giallorossi, intanto,
clima da bolgia. Giocatori e tecnico sono autenticamente assaltati in continue effusioni da
dirigenti e da semplici tifosi che sono riusciti saltare i cordoni.”
Poi, arriva il dirigente Guarnieri con alcune bottiglie di champagne di marca. Con il Como si era
brindato a spumante, con l’Atalanta non si bada a spese. Saltano i tappi e più ne saltano, più
esplode fragorosa la gioia giallorossa e più si commuove Ceravolo. Al suo fianco c’è il suo vice,
notaio Gualtieri, che lo sollecita a dare un annuncio ai giocatori. Ceravolo se la prende con
comodo, poi, finalmente parla. Con il Como premio doppio? Con l’Atalanta triplo!
I riflettori del dopo partita, naturalmente, sono puntati anche su Angelo Mammì, autore della rete
decisiva: <<Ho fallito prima del gol un’occasione che, se conclusa in rete, avrebbe fatto crollare
lo stadio, in ogni modo mi contento, per oggi un gol basta>>.
In serata, il presidente Ceravolo, ormai entusiasta e sognatore, in un locale cittadino parla
apertamente, per la prima volta, di promozione in Serie A. Con lui ci sono Franco Ferrara, ex
presidente, suo predecessore e ora politico di rango. Sono presenti, inoltre, altri politici ed altre
autorità di livello regionale. Promettono che in caso di promozione del Catanzaro, la Regione
Calabria non farà sicuramente mancare un suo consistente aiuto economico in vista della Serie A.
Momenti bellissimi ed esaltanti, dunque, riassunti in un altro titolo a caratteri cubitali della
“Gazzetta del Sud”: “Catanzaro: più realtà che sogno”.
In città ricomincia a circolare il motto coniato dai tifosi di San Leonardo e sentito per la prima
volta allo stadio nella gara contro il Como. Quello che fa <<Si va, si va, si va in Serie A>>.
In quei giorni, una canzonetta simile, che fa “si va, si va”, la cantano anche in Jugoslavia. Ma per
ben altri motivi. Niente a che vedere con la promozione del Catanzaro e con il pallone. Motivi più
seri. Lunedì 29 marzo il presidente Tito sarebbe andato a far visita a Paolo VI. La nuova settimana,
insomma, si sarebbe aperta con una bella notizia, che proprio ci voleva, visto che quella
precedente si era appena chiusa con una terrificante. A Genova un terrorista aveva ucciso a sangue
freddo un fattorino. Un delitto diventato celebre perché un fotoamatore per puro caso aveva
fotografato la scena e la fuga dell’assassino su una Lambretta. Lunedì, invece, ecco aprirsi un
orizzonte di pace: è la prima volta dal dopoguerra che un capo di stato dei paesi dell’Est incontra il
Papa. Meglio tardi che mai. Mentre Fidel, da Cuba, fa sapere “il più tardi possibile”. E infatti
quando andrà a trovare un papa, troverà Karol Wojtyla, e sarà già il Duemila. Con l’orizzonte di
pace che, oltre trent’anni dopo, è rimasto una chimera.