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venerdì 13 Dicembre 2024

Quel numero nove e i suoi compagni – Capitolo XIII

Di Adriano Macchione

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Due minuti da dimenticare e due imprese memorabili

Con ancora nella testa l’impresa contro l’Atalanta, il Catanzaro è ospite al “Santa Giuliana” di
Perugia, un campo alquanto ostico.
In Italia è scoppiato il “fenomeno” Gustav Thoeni, che il 30 marzo ha vinto la sua prima Coppa del
Mondo di sci. Sull’onda dell’entusiasmo, pare ora che tutti gli italiani vogliano cimentarsi in
slalom e discese libere. Comprano di tutto, sci e scarponi, tute e cappellini, portasci e occhialoni.
Così in Sicilia, Sardegna, Calabria ecc. ecc. Tutto a posto, tutto perfetto. Manca una sola cosa.
Cosa? La neve.
Ma torniamo al calcio. E alla partita del Catanzaro. Il mister ripresenta Bartoletti e sposta di nuovo
Banelli a centrocampo. Restano fuori, invece, Musiello (che va in panchina per entrare poi al 16°
della ripresa al posto di Braca) e Ciannameo.
Dopo un primo tempo conclusosi 0-0, nella ripresa ecco in due minuti una micidiale doppietta dei
perugini che stende al tappeto la squadra di Seghedoni. Una vera santabarbara al Santa Giuliana. Il
primo gol, al 19°, è opera di Urban, poi giusto il tempo di rifare la palla al centro ed ecco
l’immediato raddoppio di Traini. Davvero due minuti da dimenticare.
Il Catanzaro, dopo ben dieci partite senza sconfitte, cade dunque all’undicesima. Per i giallorossi è
un brutto risveglio dai sogni dell’ultima settimana. Niente di grave, sia chiaro, solo che, dopo il
trionfo della domenica precedente, l’ambiente ci resta molto male, quasi colto in contropiede da
questa inaspettata battuta d’arresto.
Giusto per far dimenticare Perugia nel migliore dei modi e riproporre un Catanzaro capace di
continuare far sognare, il calendario presenta ai giallorossi due gare di seguito in casa. Si comincia
contro il Cesena, avversario che appare abbordabile. La vigilia, nella squadra giallorossa è quella
delle grandi attese. Sabato 10 aprile, sabato prima della gara, qualcosa come la notte prima degli
esami, si cerca di far scemare il nervosismo. Si parla, come si fa in tutto il mondo, della squadra
americana di ping pong. Accolta da fanfare e ministri, ha varcato la Muraglia ed è entrata in Cina.
Dove non è arrivata la politica, è arrivato lo sport. E adesso il ping pong impazza. Sembra lo sport

Perugia-Catanzaro (2-0). Il gol di Urban che batte inesorabilmente Pozzani.

più in voga nel mondo. Ma è una vampata di pochi mesi. Che dura solo sei giorni la settimana. Domenica, poi, è sempre domenica, la pallina di fronte al pallone resta un moscerino impazzito di fronte ad un Boeing. Già, un’altra parola alla moda. Il primo si è visto nei cieli da appena pochi mesi, agli inizi del gennaio 1970, con il viaggio New York – Londra. Quando l’Alitalia era l’Alitalia. Dopo aver sfornato agli inizi degli Anni 60 i DC 8 e i Caravelle, sembra più che mai padrona dell’aere. Inatterrabile, verrebbe da dire. Chi invece di volare si accontenterebbe anche di un sicuro procedere “terra terra”, è il Catanzaro che ospita il Cesena. Assenti Silipo e Benedetto, Seghedoni deve inventarsi la difesa e rispolvera per l’occasione Barbuto. Chiude il cerchio, poi, con il solito arretramento del duttile Banelli a terzino sinistro (ma con il numero 4) e lo spostamento di Bartoletti a centrale (anche se conserva il numero 3). Con il n. 8, inoltre, ritorna Ciannameo mentre Musiello va in panchina. E’ un bel Catanzaro quello che cerca un immediato riscatto davanti a 6.000 spettatori frementi. La partita, si è sotto Pasqua, è tutta nel titolo a tre colonne del “Corriere dello Sport”: “Gol di Banelli e Pozzani-show”. Ed ecco la parte iniziale dell’articolo dello stesso giornale: “Cesena con le unghie appuntite al “Militare” per graffiare il Catanzaro, ma Pozzani è stato o.k. e sull’ 1 a 0 ha avuto il suo momento magico, due voli da acrobata e un’uscita alla Ghezzi per salvare il risultato che Banelli aveva deciso al 26° della ripresa con un gol che farà piangere di rabbia il pacchetto difensivo cesenate sbilanciato (o forse ipnotizzato) da una prodezza della piccola ala calabrese Gori. Dirà Ammoniaci parlando del piccoletto: <<meglio non incontrarlo sulla propria strada, quando è in giornata>>“. Conclusosi il primo tempo sullo 0-0 (nell’intervallo nel Cesena entra il calabrese Scorza), ecco nella ripresa finalmente il gol vincente: “26° del s.t., Gori supera tre volte Ammoniaci ed il libero Marinelli, poi tiene in campo un pallone che sembrava perduto e crossa al centro: il biondino scappa e tira in porta sul lato opposto dove si era piazzato Annibale”. Il “Militare” esplode in un urlo liberatorio, sì, dopo la sconfitta di Perugia, si torna a parlare di Serie A. Soprattutto se, alla vittoria con il Cesena, seguirà la conquista di altri due punti nel nuovo incontro casalingo con la Ternana. Due giorni dopo la gara con il Cesena, il 13 aprile giunge una notizia che porterà, in seguito ma nessuno ancora lo può immaginare, il nome di Catanzaro su tutti i giornali del mondo e sulle labbra di tanti speaker televisivi. Niente di meritorio, però. Nessuna grande conquista calabrese o di un calabrese. Dopo “la rivolta di Reggio” si finirà sulla bocca di tutti per un altro avvenimento che riporta alla mente sangue e morti. Sarà “il Processo di Catanzaro”. La notizia di questo 13 aprile dice che sono stati arrestati in quel di Treviso Freda e Ventura, che poi nel 1974 saranno incriminati per la “strage di Piazza Fontana” del 12 dicembre 1969, quando era stata fatta esplodere una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura che aveva avuto il tragico bilancio di 16 morti e 87 feriti. In seguito all’incriminazione del 1974, come sede del processo sarà scelta, per l’appunto, la città neo capoluogo. <<Grazie per la scelta>>, diranno gli amanti del quieto vivere catanzarese, impauriti da ciò che si sarebbe potuto verificare in città in ordine alla pax sociale. <<E’ un pedaggio che dovevate pagare>>, diranno quelli ai quali dell’assegnazione del “capoluogo” non gliene era importato un fico secco, rivolgendosi ai proseliti del gran parto politico e ai difensori del grande battaglia pro – Catanzaro. Freda e Ventura erano seguiti, tra i probabili colpevoli, al ballerino Freda e all’anarchico Pinelli, quest’ultimo morto in circostanze misteriose nella Questura di Milano, cadendo da un a finestra. Scagionati i due, era stata poi la volta di Freda e Ventura ad essere incriminati, da sinistra a destra, insomma. E pagine scure su pagine scure si susseguiranno. Il 17 maggio 1972 sarà assassinato da un commando il Commissario della squadra Mobile di Milano Calabresi, titolare del procedimento contro Valpreda e Pinelli. I colpevoli non saranno mai trovati. Condannati all’ergastolo, Freda e Ventura saranno poi assolti in Appello e Cassazione. Poi salteranno fuori altri nomi. E altri processi. Fino agli Anni 2.000. Ormai, oggi resta solo la giustizia del Tempo. Dopo trent’anni, il passaggio a miglior vita degli autori della strage, se già non avvenuto, è ormai prossimo.

Ma torniamo al calcio. Sul cammino del Catanzaro verso la Serie A, domato il Cesena, ecco la
Terzana. Seghedoni conferma la formazione di sette giorni prima, con i soli innesti di Silipo e
Benedetto in difesa al posto di Bartoletti e Barbuto. In panchina, inoltre, al posto di Musiello va il
giovane Barone.
La formazione giallorossa, a ben vedere, è eguale a quella che ha battuto al “Militare” con pieno
merito l’Atalanta. Il che induce al miglior ottimismo la tifoseria e lo stesso Seghedoni.
Nelle file della Ternana, allenata da Luis Vinicio, sono presenti due giocatori calabresi di Scalea, il
giovane terzino Longobucco (che poi passerà alla Juventus) e l’anziana ala destra Cardillo (in
seguito dirigente del Milan edizione Farina). Nelle fila rossoverdi c’è anche il centrocampista
Mario Russo, che qualche anno dopo giocherà per una stagione anche nel Catanzaro.
Al 21° il Catanzaro si porta in vantaggio con un gol un po’ fortunoso di Angelo Mammì: il
caparbio Braca salta con un bel dribbling un avversario e serve Franzon che lo affianca. Il
capitano, uno che gioca sempre a testa alta, effettua un traversone molto tagliato sul quale si
avventa di testa il centravanti giallorosso. Mammì tocca debolmente, con il pallone che finisce al
centro dell’area piccola nei pressi di Gori che cerca l’aggancio ma non ci riesce mentre il portiere
gli si lancia incontro aspettando il tocco. La palla, invece, rotolando beffardamente finisce
direttamente in rete mentre l’arrancante capitano rossoverde Castelletti la insegue invano.
Concluso il primo tempo sull’ 1-0, nella ripresa Seghedoni al 16° inserisce il giovane Barone al
posto di Ciannameo. La Ternana, da parte sua, gioca bene e al 26°, con un’azione fulminea, arriva
al pareggio. Lo stopper Fontana (il marcatore di Mammì) scende palla al piede oltre la metà campo

La formazione che batte al “Militare” la Ternana per 2-1 con una rete di Silipo al 90°.
In piedi: Pozzani Busatta Benedetto Silipo Franzon Marini;
Accosciati: Ciannameo Banelli Gori Mammì Braca.

poi passa a Marchetti sulla fascia laterale sinistra che salta Marini e rimette al centro nell’area dove
lo stesso Fontana si è sganciato e si fa trovare puntuale all’appuntamento. Tocco a pallonetto e
Pozzani, marmorizzato dalla velocità dell’azione, è battuto inesorabilmente.
A questo punto, il Catanzaro cerca di tornare all’attacco ma sono gli ospiti che continuano a
mantenere il pallino del gioco e a far tremare i giallorossi. Tanto che quando arriva il 90°, il
Catanzaro potrebbe ritenersi anche contento del pari, pur se la delusione si taglia a fette e stanno
per essere versate calde lacrime di dolore per un inaspettato pareggio che potrebbe avere serie
ripercussioni nella lotta per la promozione. Ma ecco, proprio al 90°, il gol vincente, un miracolo
che ormai più nessuno si aspetta. All’ultimo assalto, all’ultimo tentativo. Arriva un pallone al
centro area e ci mette la testa e il cuore Fausto Silipo. La sua zuccata fa fuori Migliorini, il
“Militare” sembra cadere giù, la Serie A resta sempre vicina. Vuoi vedere che è davvero l’annata
buona?

Angelo Mammì prima di Catanzaro-Ternana (2-1).
Angelo Mammì in azione in Catanzaro-Ternana (2-1).
Ancora Angelo Mammì in azione in Catanzaro-Ternana (2-1).
Il primo gol dei giallorossi in Catanzaro-Ternana (2-1) segnato da Angelo Mammì

Le trasferte della paura

Dopo due gare interne, per il Catanzaro arrivano due trasferte consecutive, sui campi di Massese
(distaccatissimo fanalino di coda) e Modena.
Nella prima delle due sfide, classifica alla mano, si mette naturalmente in preventivo una vittoria.
Sugli spalti, foltissima, è prevista la solita rappresentanza di tifosi residenti in Toscana e in altre
città vicine del Nord.
Seghedoni cambia ancora una volta la formazione reinserendo Massari e Musiello al posto di
Ciannameo e Braca (che va in panchina).
Concluso sullo 0-0 un sonnacchioso primo tempo, nella ripresa i giallorossi partono di scatto e
dopo otto minuti si portano in vantaggio con il redivivo bomber Musiello (che già all’andata aveva
condannato i toscani con un gol lampo).
Sugli spalti esplodono i tifosi catanzaresi che sin dal fischio d’inizio avevano incitato a gran voce i
loro beniamini. La consegna, a quel punto, diventa quella di conservare il gollettino di vantaggio.
Così, a venti minuti dalla fine, Seghedoni rinforza il centrocampo reinserendo il volitivo Braca al
posto dell’attaccante Gori. Pare maturare la vittoria tanto desiderata ma ecco l’amara sorpresa ad
otto minuti dalla fine, proprio quando sugli spalti ci si appresta a far festa. La Massese,
inaspettatamente, arriva al gol del pareggio con Fichera. Il Catanzaro ci resta impietrito. Anzi,
ritrovandosi a Massa Carrara, marmorizzato. E la classe operaia (ossia la Massese), una volta
tanto, va in paradiso. Proprio come accadrà appena tre giorni dopo, ma in ben altro agone. Il 28
aprile, infatti, esce per la prima volta in edicola “Il Manifesto”, il giornale dell’omonimo gruppo
scissosi dal Partito Comunista, il giornale del proletariato, quello sfruttato e sottosalariato e perciò
giustamente “incazzato”, quello anche manipolato e mandato in piazza a prendere le randellate,
quello ammanettato come se non bastava essere disoccupato o mal pagato.
Il giornale che in molti da quel giorno porteranno come distintivo nella tasca dei jeans, in molti
anche tra quelli che oggi hanno le macchine blu e siedono e parlano a Montecitorio e gonfiano il
petto quando sono salutati con il servile “buongiorno onorevole”. Nella tasca dei jeans, già, la
tasca del culo.
Ingoiato l’indisponente rospo del pareggio di Massa Carrara, il Catanzaro affronta la seconda
trasferta consecutiva. Seghedoni è di scena nella sua Modena e ci tiene in maniera particolare a
fare bella figura. Come al solito prepara la gara a puntino. La formazione scelta è quella del finale
contro la Massese, con Braca al posto di Gori. Il Modena non è intenzionato a regalare nulla e,
trascinato da un grande Spelta, disputa una bella gara. E proprio Spelta al 39° del primo tempo
porta in vantaggio i “canarini” con una rete delle sue. Nella ripresa il Catanzaro si presenta con un
assetto più offensivo per l’inserimento di Gori al posto di Massari. Ma la mossa non produce in
termini realizzativi gli effetti sperati e il Modena conquista infine una prestigiosa vittoria. Per
Seghedoni davvero una brutta giornata. Così come pure per il Catanzaro, chiamato subito ad un
grande riscatto. Per la domenica seguente arriva al “Militare” il Bari, avversario nella lotta per la
promozione e i giallorossi adesso non possono assolutamente fallire l’appuntamento con la
vittoria.

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