Di Adriano Macchione
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Il cammino della speranza
La vigilia della domenica calcistica è turbata da una triste notizia che stavolta arriva non tanto dal
mondo della politica o della cronaca ma dal mondo sportivo: è morto, il 28 maggio, Armando
Picchi, ex capitano dell’Inter euromondiale di Helenio Herrera, più volte nazionale azzurro.
Giocava libero ed era un capitano di nome e di fatto. Smessa la maglietta, era diventato allenatore,
arrivando alla panchina della neonata Juventus dei giovani di Boniperti e Allodi, da lui avviata ad
un grande futuro. Un male incurabile, però, lo aveva costretto ad interrompere la carriera. Inutile
ogni cura. Appena un anno dopo, la squadra da lui plasmata, con Vicpalek in panchina,
conquisterà il primo di una lunga serie di scudetti.
Dimenticata con uno sforzo immane la deludente gara con il Monza, il Catanzaro, nel secondo
incontro casalingo consecutivo, affronta la derelitta Casertana, penultima in classifica e
virtualmente già retrocessa in Serie C dopo un solo anno di permanenza tra i cadetti. Se non si
vince oggi, dice la gente di fede giallorossa, è davvero finita.
Prima della gara, Seghedoni fa sostenere un provino all’infortunato Mammì per vedere se il
centravanti può essere della contesa. Niente da fare e così ecco confermata la formazione che ha
pareggiato con il Monza. In panchina, invece, si rivede Massari, tolto dalla naftalina.
Festeggiatissimo prima del fischio d’inizio, e premiato con una medaglia d’oro, Adriano Banelli,
appena ventiduenne e già alla 100° partita in maglia giallorossa. E’ così che nascono i miti.
Quindi, ecco la “palla al centro” e anche a Catanzaro, così come su tutti i campi d’Italia, arriva il
triste momento del ricordo, il minuto di raccoglimento in memoria di Armando Picchi. Piovono
applausi, per una sincera commozione. Poi, inizia la sfida domenicale. Al 14° arriva il gol
liberatore con l’irrefrenabile Busatta, tra il rinato entusiasmo dei tifosi. Il gol rimane isolato, ma
nel prosieguo della partita i giallorossi restano padroni della gara e, soprattutto, nei minuti finali
non ripetono più gli errori fatali delle ultime gare. Finisce 1-0 e rifiorisce la speranza.
Questa la nuova classifica: a Mantova 46 punti, Bari 45, Atalanta e Brescia 44, Catanzaro 42,
Perugia 40.
Il derby in esilio, atto secondo
E arriva, finalmente, l’ora del secondo derby, ancora una volta, in campo neutro. Si spera, alla
vigilia, di recuperare Angelo Mammì. <<Ci sarò e segnerò un gol quando giocheremo a Catanzaro>>.
Previsione che si realizzerà a metà. Andrà in panchina, sarà utilizzato solo a metà
ripresa e l’anno seguente il derby… non ci sarà. Né a Catanzaro, né a Reggio.
I giallorossi, alla vigilia della grande sfida, hanno un po’ di amaro in bocca: servono i due punti e
al “Militare”, in uno stadio che avrebbe registrato il “tutto esaurito”, sarebbe risultato sicuramente
più facile agguantarli. A Firenze, invece, in una giornata fredda e di pioggia, sono presenti sugli
spalti solo 2.000 tifosi giallorossi. Niente male, ma poca cosa rispetto al “catino” che sicuramente
si sarebbe formato a Catanzaro. Sparutissima, invece, la rappresentanza reggina.
Nelle file difensive della squadra di Seghedoni è nuovamente assente Silipo, sostituito ancora una
volta da Barbuto. Si rivede in panchina, come già detto, Angelo Mammì. Poi, ecco il fischio
d’inizio, e da lì inizia una lotta senza quartiere che all’improvviso si svolge sotto un temporale
terrificante e su un campo via via ridotto ad un pantano.
A complottare contro il Catanzaro ci pensa anche Madama Sfortuna e nel peggiore dei modi:
appena undici minuti di gioco e la Reggina è già in vantaggio con una rete di Bongiorni. Roba da
rimanerci secchi, soprattutto al ricordo del bruttissimo scherzo giocato all’andata dagli amaranto.
Ma il Catanzaro, con orgoglio, reagisce subito e nel migliore dei modi. E al 35° perviene al
pareggio, grazie ad un sacrosanto rigore accordato dall’arbitro e guadagnato dal solito Braca,
ormai uno specialista nell’entrare in area e farsi atterrare.
Rincorsa e trasformazione del freddissimo Gori. A farne le spese non è tanto il portiere amaranto
Jacoboni ma un tifoso giallorosso colpito da infarto a gol del pareggio.
Concluso il primo tempo sull’1-1, la ripresa è giocata da entrambe le squadre come sul filo del
rasoio. Al 20° Seghedoni richiama Ciannameo e gioca la carta Mammì. Ma non succede più nulla
d’importante e la gara finisce 1-1, con i tifosi reggini più contenti di quelli catanzaresi.
Manlio Galimi, sulla “Gazzetta del Sud”, propone questo coloratissimo commento. “Proprio vero
che per il calcio si può delirare gioendo e soffrendo. Lo si è visto ieri sul rettangolo e sulle
scalinate del comunale fiorentino. Due squadre in esilio che sentivano profondamente la battaglia
del derby come si trattasse di una titanica lotta per sopravvivere. Due fazioni di tifosi a giocare
letteralmente con il proprio cuore fisiologico, nel senso di ascoltarne i battiti, temerne i sussulti,
insomma col rischio di sentirsi mancare da un momento all’altro”.
Esemplare però la correttezza del pubblico. Così come ancora Galimi non manca di sottolineare:
“…motivi di delusione per quei sciacalli che erano venuti a Firenze per vedere di tutto: lotte
sanguinose, giocatori col pugnale sotto i calzoncini,interventi di barellieri e ambulanze per
raccogliere feriti sia dal campo che dalle tribune: troppa grazia!”.
In verità, qualche scaramuccia c’è anche stata: al momento dello scoppio del temporale, nel settore
Maratona, i tifosi delle due squadre si sono ritrovati d’istinto tutti nei pressi della piccola copertura
al centro del settore. Nel contatto, non poteva mancare qualche parola di troppo e qualche
spintone. Niente di grave, però, e ordine prontamente ristabilito.
Un altro spunto di Galimi sottolinea che per i duemila tifosi giallorossi, l’appuntamento è ora per
domenica a Livorno, dove “una vittoria (…) cancellerebbe subito quella lieve amarezza nell’animo
degli sportivi catanzaresi e li riporterebbe tutto d’un fiato al clima esaltante di una ancora
afferrabile promozione”.
Ad incoraggiare il Catanzaro e i catanzaresi arrivarono buoni propositi da Arezzo dove il caro
vecchio Ballacci, al quale nel petto batteva ancora un cuore giallorosso, tuona sui giornali alla sua
maniera: <<Vincete a Livorno, che l’Atalanta ve la battiamo noi ad Arezzo>>.
Le lacrime di Catanzaro
Dopo la partita con la Reggina, la storia del Catanzaro in questo campionato si tinge
improvvisamente di lutto. Al ritorno da Firenze (dove si erano recati insieme ad altri parenti per
assistere alla partita), in un bruttissimo incidente stradale in Campania, durante un temporale,
perdono la vita due tifosi giallorossi, da allora per sempre nei cuori di chi visse quei tristi
momenti. Si chiamavano Camillo Morisciano, di 62 anni, vice direttore dell’Ufficio Provinciale del
lavoro, fratello dell’ex sindaco di Catanzaro, generale Gregorio ed Enzo Ruocco, di 22 anni,
studente universitario in Giurisprudenza, figlio dell’allora assessore comunale avv. Michele. Ad
Enzo, a Catanzaro fu intitolato un club di tifosi. Uno dei primi di tutti i tempi in città.
Quasi nella storia
Alla penultima giornata, domenica 5 giugno, il Catanzaro è ospite a Livorno per una partita ormai
decisiva nella corsa alla promozione. I giornali, naturalmente, dedicano all’avvenimento ampi
servizi. “Catanzaro: vittoria a tutti i costi all’Ardenza di Livorno”, questo il titolo, categorico,
della “Gazzetta del Sud” la domenica mattina.
Ma non è solo Livorno-Catanzaro a tenere banco: altre sfide da far venire i brividi sono anche
Brescia-Bari e Arezzo-Atalanta.
Seghedoni cerca di varare per il suo Catanzaro la migliore formazione possibile. In un articolo
della “Gazzetta del Sud”, che nell’occhiello anticipa che “Mammì non gioca”, si può leggere che
“dall’elenco manca Braca: il mancino, più di ogni altro, ha bisogno di un turno di riposo. Ha dato
molto finora e non si può pretendere di disputare tre partite in sette giorni. Braca, comunque,
vestendo la maglia numero 13, sarà sempre pronto nel corso della partita ad offrire il suo
contributo ove mai i relativi sviluppi lo richiedessero”.
Per il resto della formazione, il tecnico catanzarese ripropone nel ruolo di terzino sinistro Bartoletti
con lo spostamento a centrocampo di Banelli. Un altro cambiamento in difesa riguarda il rientro di
Silipo che subentra a Marini mentre è confermato il risoluto Barbuto.
La giornata è quasi autunnale, il cielo coperto, il terreno pesante e in qualche zona anche
acquitrinoso per la pioggia caduta fino ad un’ora prima della partita. Sugli spalti sono presenti
5.000 spettatori, con una larga rappresentanza giallorossa, che tocca le 2.000 presenze. Tra gli
altri, c’era anche il sindaco Pucci.
La sfida, sin dall’inizio, si rivela per uomini e cuori forti. Il Catanzaro attacca ma il Livorno pare
non voler regalare nulla. Il primo tempo termina sullo 0-0, poi, nella ripresa, spunta il sole. La cosa
è di buon auspicio, perché il colore è giallo ma le venature sono rosse. Al 20° Seghedoni richiama
Musiello e manda in campo Braca. Un portafortuna, un talismano, un cornetto alla Pappagone. E’
la mossa vincente. Vero o non vero, è proprio il n. 13 catanzarese a risolvere la brutta faccenda.
Prima, a soli tre minuti dalla fine, si vede ribattuti due tiri consecutivi, da pochi passi, dal portiere
Bellinelli. Sembra la classica grande occasione sfumata. E sembra che i minuti finali, in un modo o
nell’altro, proprio non debbano portare granché bene al Catanzaro. Quanti punti ha perso la
squadra giallorossa sul finire di gare negli ultimi tempi? Che ci voleva ora che almeno uno dei due
tiri di Braca, almeno uno, fosse andato dentro? Ma passano appena venti secondi e come in un
sogno, come in un miracolo, proprio il n. 13 segna il gol della tanto sospirata vittoria: “Busatta
opera un ennesimo affondo sul settore sinistro dal lato minore dell’area di rigore ed esegue un
traversone forte e radente. Sulla traiettoria entra a catapulta Braca e colpisce di punta il pallone
sollevando letteralmente la rete in gol!”.
Al solito, si registra l’infartuato di turno, poi soccorso negli spogliatoi giallorossi dal dott. Martino.
Una vittoria, insomma, arrivata quando ormai in pochi ci credevano ancora, quando il salto in
Serie A sembrava ormai solo un desiderio espresso davanti ad una stella cadente. Il gran sogno,
invece, continua. Sugli altri campi, il Brescia ha battuto il Bari nello scontro diretto e l’Arezzo,
come promesso da Ballacci, ha fermato l’Atalanta. Alla luce di questi risultati, questa la nuova
classifica: Mantova 48 punti, Brescia 46, Catanzaro, Bari ed Atalanta 45.
Poi, è festa. S’inizia con la proiezione del film di Catanzaro-Reggina, per la felicità di chi non ha
potuto assistere alla sfida in quel di Firenze. Nel seguito, dal tardo pomeriggio a notte fonda, oltre
20.000 persone sfilano per le principali vie e per il corso a piedi e in macchina in segno di giubilo.
Con bandiere e striscioni e banda musicale. Iniziava la settimana più lunga della storia del
Catanzaro, la settimana di Catanzaro-Brescia. Le altre partite da non perdere d’occhio sono
Atalanta-Perugia e Bari-Livorno. Con una vittoria, il Catanzaro arriverà per certo almeno agli
spareggi per la Serie A. Poi, qualora Atalanta o Bari inciampassero in casa in un semplice
pareggio, allora per i giallorossi sarebbe promozione in Serie A.